Ale Max Gibilterra
Ale verso Bonaire
Max Roby Atlantico
Y2K Downwind
Ale San Blas
Max Ale Miraflores
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L'inizio

Il Mediterraneo

La nostra avventura inizia in Sicilia, nell’Agosto del 2015. Il nostro primo traguardo sono le Colonne d’Ercole e già ci sembrano lontanissime da casa. Lasciamo Trapani e il nostro marina – il Marina di Levante – per dirigerci verso la Sardegna, le Baleari e il sud della Spagna. Il 10 Ottobre raggiungiamo Gibilterra e ci prepariamo a navigare le prime 500 miglia fuori dal Mare Nostrum, prua sulle Isole Canarie.

Il primo oceano

la Traversata Atlantica

Il primo Oceano non si scorda mai! Gli ultimi preparativi sono frenetici. Lasciamo l’isola di Gran Canaria il 22 Novembre 2015 insieme alla flotta della 30° ARC (Atlantic Rally for Cruisers). Con noi i nostri amici Tita e Roby a condividere gli ultimi giorni di grande fermento, prima del grande salto. Dopo una partenza piuttosto dura con condizioni meteo impegnative, raggiungiamo il nostro sognato traguardo dall’altra parte dell’Atlantico. L’11 Dicembre alle ore 02:55:31 atterriamo a Santa Lucia, ai Caraibi. 2800nm in poco meno di 18 giorni. Si avvera anche un secondo sogno, quello di Tita e Roby: il 18 Dicembre i nostri cari amici si sposano su una splendida spiaggia tropicale.

La prima meta

I caraibi

Navigare alle Antille con la nostra Y2K è stato il primo dei nostri sogni. Adesso abbiamo raggiunto il Mar dei Caraibi, percorriamo la rotta Sud-Nord (e ritorno) visitando quasi tutte le Piccole Antille. US Virgin Islands, British Virgin Islands, St. Martin, Anguilla, St. Barth, St. Kitts & Nevis, Montserrat, Antigua, Barbuda, Guadalupe, Dominica, Martinica, St. Lucia, St. Vincent e Grenadine, Carriacou, Grenada. L’avvicinarsi del periodo degli uragani ci porta a toccare le Antille Olandesi, Aruba, Bonaire e Curacao, dette ABC, che si trovano al di fuori dell’area tradizionalmente a rischio. Le conosciamo molto poco, ma – specialmente Bonaire, isola dal mare cristallino e ricchissimo di vita – ci riservano una sorpresa dietro l’altra. Ad Agosto, a Curacao dove c’è un ottimo cantiere, aliamo Y2K e la lasciamo da sola per un paio di mesi per la prima volta dopo più di un anno. Ce ne voliamo in Italia aspettando di riprendere l’avventura ad Ottobre.

Un assaggio di Pacifico

Le Isole San Blas

Arriviamo alle San Blas, la Isla del Porvenir è il nostro primo ancoraggio. Da qui in poi navighiamo in mezzo a isole e isolotti incredibili, conosciamo i Kuna, un popolo che vive ancora secondo le antiche usanze e tradizioni. Parliamo ore con un anziano sciamano che, mentre ci mostra le sue erbe medicinali, ci racconta la sua vita di guaritore. Incontriamo i famosi “mola master”, Venancio e Liza, ci mostrano la loro arte, le famose e colorate molas che le donne Kuna utilizzano come corpetti cuciti sopra le bluse dei loro abiti tradizionali. Cayo Lemon, Cayo Holandes, Coco Bandero, Isla Verde, Salardup sono gruppi di isolotti dalle spiaggette bianche, ciuffi di palme in mezzo all’oceano, luoghi remoti dai colori brillanti in cui ormai respiriamo un’aria diversa: aria di Pacifico.

Fra atlantico e pacifico

Il Canale di Panama

Attraversare il Canale di Panama è – dopo l’atterraggio a Fatu Hiva nelle Isole Marchesi – una delle emozioni più grandi di tutto il nostro viaggio. Osservare il funzionamento di questa opera titanica costruita dall’uomo, fissare quasi ipnotizzati le enormi porte di metallo dentate chiudersi o aprirsi, trovarsi in mezzo ad un turbinio di acqua che ci spinge in alto e poi in basso, realizzare di essere in mezzo ad un continente, ma fra due oceani sono esperienze che ci lasciano senza parole. Nomi che abbiamo letto nei racconti dei grandi navigatori: le chiuse di Gatun, il lago di Gatun, Pedro Miguel. Ecco noi siamo qui! Ed infine le chiuse di Miraflores: quando le pesanti porte di metallo si aprono per l’ultima volta abbiamo le lacrime agli occhi. Davanti a noi c’è il sogno di una vita, un Oceano Immenso, un orizzonte infinito che ci porta lontano, lontanissimo verso isole remote e paradisi che solo pochi anni prima non avremmo mai immaginato di poter mai raggiungere a bordo di Y2K.

Il grande oceano

La Traversata del pacifico

Se il primo oceano non si scorda mai, il Pacifico ci rimane nel profondo del cuore e impresso nella mente. Sono 3500 miglia nautiche di acqua, dalle isole Las Perlas (Panama) alla Baia delle Vergini di Fatu Hiva, Isole Marchesi. Le percorriamo in 28 giorni. Vicino alle Isole Galapagos “imbarchiamo” per 3 giorni una sula dalle zampe rosse, poi attraversiamo l’Equatore e rendiamo omaggio a Nettuno. La sula se ne va e arriva Wilson 🙂 Passiamo 3 giorni sotto il diluvio universale al momento di attraversare la zona di convergenza, groppi enormi si susseguono continuamente scaricandoci addosso tonnellate di acqua. Poi finalmente l’aliseo, il cielo azzurro, le nuvolette a batuffolo e i delfini gioiosi. Il vento muore nelle ultime 600 miglia, motore al minimo e si va a 4 nodi. All’alba del 7 Maggio 2017 avvistiamo Fatu Hiva all’orizzonte. Un’isola verde, lussureggiante, meravigliosa. Ci accoglie con un arcobaleno strepitoso. Noi e Y2K siamo pazzi di gioia: abbiamo raggiunto la Polinesia, è incredibile, ma siamo in PARADISO.

L'arrivo in paradiso

La Polinesia

Non esistono parole in nessun vocabolario per descrivere la Polinesia. E non esistono neanche descrizioni adeguate per il turbinio di emozioni che ci assale non appena atterriamo alle Isole Marchesi, isola di Fatu Hiva. Da questo momento è tutto un susseguirsi di flash, immagini, colori pazzeschi che perforano le nostre cornee, sfumature irreali, lagune meravigliose e piene zeppe di vita, popoli fieri, sorridenti e accoglienti, profumi di fiori e frutti, arcobaleni e tramonti infuocati. Gli atolli dalle acque turchesi delle Tuamotu, le lussureggianti Isole della Società. Tutta la gamma dei verdi e dei blu ovunque arrivi il nostro sguardo. Nuotiamo in mari cristallini, circondati da squali, centinaia di pesci multicolore, conosciamo “le ragazze” (le remore che si attaccano alla pancia di Y2K) e viviamo l’incredibile esperienza di trovarci a tu per tu con le mante giganti. Dopo molte altre miglia percorse verso Ovest, dopo tante altre isole e luoghi, per noi non esiste altro posto su questo pianeta, al di fuori della Polinesia, così vicino all’immagine di ciò che può essere il Paradiso. Torneremo e (forse) non ce ne andremo mai più 🙂

Le Isole lontane

Cook, Niue, Tonga, Vanuatu

Sono lontane, lontanissime. Sono isole circondate da un unico Grande Oceano, ma così tanto diverse le une dalle altre. Tradizioni diverse, culture diverse così come è diversa la loro geografia. Siamo a Palmerston (Isole Cook), atollo remotissimo dove veniamo adottati dalla famiglia di Eddie Marsters, discendente diretto del primo Marsters che per primo popolò l’isola. Siamo a Niue, una delle più grandi “Makatea” (o isola corallina sollevata) del mondo dove, agganciati ad una boa del minuscolo Niue Yacht Club nell’unica baia ridossata della capitale Alofi, sentiamo gli sbuffi delle megattere che nuotano a pochi metri da noi. Siamo a Tonga dove ci perdiamo fra i confortevoli ancoraggi delle Vava’u e i coral garden delle Ha’apai. Infine arriviamo alle Vanuatu dove i sorrisi, l’accoglienza, l’orgoglio e la dignità di un popolo, i “Ni-Vanuatu”, ci colpiscono direttamente nell’anima, lasciando ricordi indelebili e profondi nei nostri cuori. Tutte queste sono le isole più remote del mondo.

laggiù DownUnder

Aotearoa, La nuova zelanda

Aotearoa è il termine con cui i Maori identificavano la Nuova Zelanda e in origine era riferito solamente all’Isola del Nord. Più tardi Aotearoa divenne il nome con cui i nativi si riferivano all’intero paese, composto da due grandi isole: quella, appunto, del Nord e quella del Sud. Molti, a quanto pare, sono i significati attribuiti al nome maori, recentemente una delle traduzioni più accreditate sembra essere “la terra della lunga e bianca nuvola”. Quando avvistiamo per la prima volta la costa da lontano, dopo una traversata di quasi mille miglia da Tonga, siamo permeati da un senso di esaltazione e al contempo di profonda consapevolezza: di quello che abbiamo fatto, di dove siamo arrivati. Perchè Aotearoa è letteralmente agli antipodi rispetto all’Italia, proprio dall’altra parte del Globo, si trova a 35° Sud ed è la terra più lontana da casa. In Nuova Zelanda ne troviamo un’altra di casa, fatta di sorrisi, di un popolo accogliente, di amici, di una terra straordinariamente bella e selvaggia, di una natura che funziona “al contrario”. Già, perchè qui downunder, come dicono i Kiwi, la brezza da Nord porta caldo e quella da Sud tempesta e gelo. L’estate culmina a Dicembre e l’inverno ad Agosto. Qui downunder noi e Y2K riposiamo aspettando il momento di ritornare ai tropici per poi, alla fine della stagione, volgere la prua ancora una volta a Sud verso la terra della lunga e bianca nuvola.

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