Se c’è un’isola delle Antille che più rappresenta “i Caraibi” dell’immaginario collettivo, quella è Antigua, l’isola delle 365 spiagge, una spiaggia diversa per ogni giorno dell’anno. Antigua non è bella, è di più. Mare turchese, sabbia bianca, baie incantevoli e protette, reef in cui perdersi per delle ore, English Harbour e la sua storia. Insomma, Antigua ci è rimasta nel cuore, a nostro parere, è splendida, una delle isole più belle che abbiamo visitato, seconda (forse) con la sua vicina Barbuda e alle British Virgin Islands.
Ma facciamo un passo indietro. Il 6 Febbraio lasciamo Les Saintes e navighiamo con il solo Genoa con un vento gentile da Est sui quindici nodi. Ci dirigiamo verso Nord-Ovest costeggiando la Guadalupa. Non appena ci avviciniamo alla costa della grande isola, forse per effetto Venturi, la brezza gentile si trasforma in vento fresco sui 27kt, molto, molto rafficato. Avvolgiamo leggermente la vela di prua e proseguiamo. Desideriamo fare una breve sosta a Pigeon Island, dove c’è il Cousteau Underwater Reserve Park, una delle più belle location della Guadalupa. Mano a mano che ci avviciniamo alla destinazione, però, il vento aumenta. Raggiungiamo Pigeon Island beccandoci rafficoni sui 30-35kt e manco a dirlo ci passa la voglia di immergerci. Andiamo avanti, peccato.
Decidiamo di passare la notte nella baia di Deshaie, l’ultimo ridosso a Nord-Ovest della Guadalupa, prima di fare prua su Antigua. Raggiungiamo la nostra destinazione alle 16:00, tutte le boe gratuite disponibili sono occupate, ci sono tantissime altre barche all’ancora. Riusciamo a trovare un buco – ma veramente un buco – proprio appena al di fuori del campo boe, a centro baia. Diamo ancora con 35kt fissi e raffiche fino a 40. Mettiamo giù 40 metri di catena in 4 metri di fondo in una rada affollata e ci prepariamo a trascorrere una notte non proprio tranquilla.
Dormiamo male con un occhio aperto e uno chiuso, all’alba, poco prima di issare l’ancora e proseguire, il vento beffardo muore del tutto… mortaccisua
Alle 7 del mattino siamo già fuori dal ridosso della Guadalupa, troviamo un bell’Est sui 15-17kt. Navighiamo al traverso con una mano alla randa e tutto Genoa. Y2K fila veloce e noi ci godiamo una piacevole e tranquilla traversata di 45 miglia fino ad avvistare le coste di Antigua.
Alle 13:00 ormeggiamo all’interno della baia di Falmouth, issiamo la bandiera di cortesia di Antigua e quella gialla, pronti per dogana e immigrazione.
La nostra gioia è incontenibile. Eravamo già stati ad Antigua, ma il solo fatto di essere di nuovo qui, con Y2K è pazzesco !
Ci prepariamo un pranzo veloce e fresco, poi è il momento delle pratiche di ingresso. Dopo esserci informati e aver letto gli ultimi aggiornamenti su
Noonsite, siamo un po’ preoccupati per le apparenti lungaggini burocratiche del processo. Si parla di 2 o 3 ore in alcuni casi ! Facciamo bene i compiti a casa stampando 4 copie della Crew List e compilando il form presente sul sistema
eSeaClear per agevolare il lavoro dell’ufficio immigrazione. Quindi Max si arma di santa pazienza, prende il Vhf portatile– per comunicare a bordo eventuali ritardi – i documenti, il tender e va a terra. Da qui in 5 minuti di passeggiata raggiunge English Harbour dove sono tutti gli uffici che deve visitare.
Dogana, Immigrazione e Autorità Portuale si trovano tutte appunto ad English Harbour. Il processo corretto è: Dogana, Immigrazione, quindi ancora Dogana e infine Autorità Portuale per l’autorizzazione all’ancoraggio e all’uso delle boe (TUTTE gratuite) presenti nell’area del parco di Antigua. Quest’ultima autorizzazione è valida per un mese, ma rinnovabile.
Alcuni cenni storici su English Harbour e la vicina baia di Falmouth. Già nel 1745 l’ammiraglio Nelson riconobbe l’importanza strategica di questi bacini, che offrono una protezione quasi assoluta per la loro collocazione (specialmente Falmouth), facili da difendere da potenziali attacchi dal mare e con accesso immediato agli alisei una volta fuori. Sotto Nelson iniziarono i lavori di costruzione dello English Harbour Dockyard e furono completati nel 1789. English Harbour divenne la base navale principale della marina Inglese in tutte le Piccole Antille e Nelson impedì l’accesso a tutte le navi ad eccezione di quelle Britanniche.
Nel 1947 il porto era in rovina, i lavori di ristrutturazione che ne fecero un bellissimo monumento storico come si può ammirare oggi, iniziarono nel 1949. Adesso English Harbour è una delle principali attrazioni di Antigua ed è gestito dal Nelson’s Dockyard National Park, parte del National Park Authority.
Ma torniamo a bomba. Max parte con il tender, lo lascia al dinghy dock di Falmouth e si reca a piedi ad English Harbour. Grazie al sistema eSeaClear, i nostri dati sono già registrati e in 10 minuti (DIECI) tutto il processo e i passaggi necessari fra un ufficio e l’altro sono completati. Niente lungaggini, nessuna scortesia (lamentata da alcuni , specialmente americani, su Noonsite) da parte degli ufficiali, nessuna difficoltà. Troviamo soltanto gentilezza e cortesia.
NOTE:
il sistema
eSeaClear è obbligatorio e nel caso non sia posibile compilare con anticipo i dati, presso la dogana sono disponibili dei computer per gli equipaggi;
NON sono necessarie le 4 copie della crew list;
E’ possibile pagare le varie autorizzazioni di ingresso, ormeggio e boe presso il Port Authority con la carta di credito. Ma attenzione, visto che tutti i conti vengono fatti in USD – nonostante l’EC, Eastern Caribbean, sia la moneta ufficiale – e poi convertiti, il tasso di cambio applicato non è proprio favorevole.
Max torna a bordo di Y2K con i passaporti timbrati. Siamo ufficialmente entrati ad Antigua, possiamo ammainare la bandiera gialla e iniziare a godere di questa magnifica isola.
La prima tappa è Jolly Harbour. Una baia deliziosa con fondali sui 3 metri, mare turchese che si apre davanti all’omonimo marina. Oltre al marina c’è un piccolo villaggio, ville con posto barca privato davanti all’ingresso, ristoranti con bellissime terrazze sul mare, un bel supermercato, molto fornito (con prodotti tipicamente anglosassoni però) ma un pochino caro, lavanderia, una bella atmosfera.
Diamo fondo in poco meno di 3 metri di acqua alla destra del canale di ingresso al marina. Nonostante il fondo sabbioso, rifacciamo l’ancoraggio due volte. Forse la sabbia è molto morbida e finissima. Andiamo subito su una spiaggetta bianchissima con il tender e ne approfittiamo per un lungo bagno.
Purtroppo nel pomeriggio entra un treno di onde lunghe da Nord, le famigerate North Swells, che per qualche giorno renderà l’acqua del mare molto torbida.
Passiamo qualche giorno a Jolly Harbour, facciamo la spesa, approfittiamo della lavanderia, piuttosto caruccia però, decidiamo di pranzare al The Crows Nest, un ristorante che già conoscevamo dalla nostra prima visita ad Antigua nel 2012. Scopriamo che il locale è stato totalmente rinnovato e adesso è gestito da una simpatica coppia di Italiani trasferitisi sull’Isola da qualche anno !!!
Un pomeriggio, dopo un tipico acquazzone tropicale, Jolly Harbour ci regala anche un fantastico arcobaleno.
Da Jolly Harbour ci spostiamo a Deep Bay, una baia molto profonda, da cui anche il nome, deep = profondo, e circolare. La caratteristica principale di questa cala è un relitto che giace sul fondo in 7- 8 metri proprio all’ingresso, è pericolo per la navigazione in quanto il castello della nave è poco sotto il pelo dell’acqua, è comunque indicato sulle carte nautiche in nostro possesso. Solitamente è esplorabile con maschera, pinne e boccaglio, ma le north swells rendono il mare troppo lattiginoso e non si vede assolutamente nulla. Peccato. La spiaggia è bianchissima, a terra qualche negozietto, un bar ristorante chiuso per rinnovo locali.
Ci fermiamo a Deep Bay un paio di giorni, ci facciamo lunghe passeggiate in spiaggia e ci divertiamo ad osservare e commentare i diversi turisti che sbarcano da mega-catamarani coloratissimi dai quali esce musica a manetta.
Issiamo l’ancora e lasciamo Deep Bay, navighiamo verso Nord di Antigua e ce ne andiamo in un’altra incredibile location: Jumby Bay. La baia si trova sul lato Ovest dell’isolotto privato di Long Island, all’interno di un reef a Nord-Nord Est di Antigua. A Sud è protetto da una serie di barriere coralline, bassi fondali e dalla piccola isola di Maiden Island. E’ un posto surreale, bellissimo. Unica nota negativa: si trova davanti ad un esclusivissimo resort, avvicinabile solamente per passeggiare in spiaggia e recarsi al ristorante (caro da paura, come riferisce anche la guida Doyle ! Ma d’altronde, parliamo di un resort a 6 stelle). Gli ospiti del resort forse amano in modo particolare lo sci nautico, tanto da usare le imbarcazioni all’ancora come boe con frequenza e insistenza al punto da risultare fastidiosi e irritanti. La bellezza del posto fa comunque soprassedere e poi c’è Wi-Fi gratuito, veloce al punto da consentirci di vedere le prime puntate della decima stagione di X-Files !
Diamo ancora in 3 metri, fondo sabbioso, ottimo tenitore. Mare cristallino turchese, reef colorato, stelle marine e tartarughe dappertutto. Ci dedichiamo ad esplorare le barriere coralline, passeggiare sui bassi fondali, fare servizi fotografici a pescetti multicolore, inseguire le tartarughe.
Nel frattempo arriva un piccolo fronte da nord, l’aliseo ruota a NE e rinforza fino a raggiungere una trentina di nodi al largo, il mare aumenta e le onde raggiungono i 3 metri e mezzo. Noi ce ne stiamo tranquilli, ormeggiati in baia aspettando che passi. Qui il vento non supera i 25kt, siamo assolutamente al sicuro e protetti dalle onde dell’oceano.
Il 15 Febbraio il vento cala un pochino, la perturbazione sta passando lentamente. Le previsioni danno un NE a 20kt e l’onda oceanica in diminuzione. Noi vorremmo andare a Non-Such Bay una baia incredibile che si trova esattamente a Est di Antigua, a 6 miglia dalla nostra posizione, di conseguenza ci prenderemmo vento e mare praticamente in faccia. Si va, non si va, alla fine decidiamo di andare. Issiamo l’ancora e ci muoviamo lentamente dirigendoci verso il passaggio che ci consente lasciarci la barriera corallina alle spalle e navigare in acque libere.
Appena fuori dal ridosso, ci rendiamo conto che il mare è ancora piuttosto grosso, facciamo due considerazioni se navigare a vela e fare bordi scomodissimi, impiegando il triplo del tempo e prenderci delle lavate epiche o percorrere queste poche miglia diretti e a motore. Optiamo per il motore.
Prendiamo ugualmente lavate epiche perché l’Oceano è ancora sull’irritato andante e le ondine lunghe e gonfie sono abbondantemente sopra i due metri e mezzo. Raggiungiamo Green Island e ci prepariamo a virare per metterci prua verso la passe. Il fondale decresce e le onde si fanno più ripide. Durante l’accostata le pigliamo al traverso, per un attimo tratteniamo il respiro. Poi eccole di poppa a spingerci come fulmini dentro la barriera.
Non appena ridossati, tutto si calma come per magia, anche il vento si ingentilisce. Antigua ci da il benvenuto a Non-Such Bay, paradiso dello snorkel e del Kitesurf.
Nonostante il venticello fresco sui 17 Kt. andiamo a prenderci una boa (ricordiamo, sono gratuite qui) vicino al reef così da essere più comodi nel raggiungerlo con il dinghy. Ci sistemiamo, ci prepariamo un pranzo veloce e fresco, anche perché è piuttosto tardi, poi andiamo in esplorazione della barriera a Nord di Green Island.
Il giorno seguente lo trascorriamo nuotando in lungo e in largo per la barriera corallina che separa la laguna dall’Oceano. Go-Pro alla mano facciamo un bel giro anche intorno all’isolotto di Bird Island per poi tornare a bordo. Ammiriamo le incredibili evoluzioni dei surfisti che con il Kite volano sulla superficie del mare. I più esperti fanno piroette e salti altissimi, i neofiti iniziano, seguiti passo passo dai loro istruttori. Le loro vele colorate mettono allegria.
Il vento comincia a girare da E, non molla, comincia ad essere un poco troppo rafficato per i nostri gusti, il mattino successivo si libera una boa proprio davanti alla deliziosa spiaggetta di Green Island, andiamo a prenderci quella, super ridossata.
Da qui in due secondi siamo in spiaggia, possiamo raggiungerla anche a nuoto. Trascorriamo l’intera mattina a crogiolarci al sole, poi ce ne andiamo a fare snorkeling lungo la barriera corallina interna di Green Island.
Rimaniamo a Non-Such Bay per 4 giorni, poi la meteo mostra una diminuzione dell’aliseo sui 10 Kt. e un salto a ESE. E’ il momento di volgere la prua su Barbuda.
Un grazie particolare allo
YCCS (Yacht Club Costa Smeralda) di Virgin Gorda (BVI British Virgin Island) per averci dato la possibilità di effettuare l’upload di questo post.