Siamo un pochino in ritardo nel raccontare il nostro viaggio, lo sappiamo ma eccoci qui a parlare di un’altra perla caraibica.
Siamo vicini alla fine di Febbraio quando lasciamo Antigua per fare rotta sull’isola gemella, Barbuda, che raggiungiamo il giorno 21. Barbuda dista circa 25 miglia da NonSuch Bay, dove siamo ormeggiati. La navigazione è tranquillissima con un aliseo gentile. Avvistiamo l’isola e cominciamo l’avvicinamento a Cocoa Point, prestando particolarmente attenzione ai bassi fondali e ai reef che non sono segnalati, ma perfettamente visibili. Inoltre le cartine Navionics sono molto precise, quasi al centimetro. Un barracuda, bello grosso, abbocca proprio all’ingresso dei bassi fondali, lo recuperiamo e lo lasciamo andare, ma nella foga… nessuna foto !
Non è possibile mettere per iscritto le nostre emozioni e le nostre esclamazioni di stupore nel corso di quei pochi minuti in cui Y2K si avvicina lentamente alla zona di ormeggio di Cocoa Point, isola di Barbuda. Se esiste qualcosa di simile al paradiso nel Mar dei Caraibi, ecco quella è Barbuda.
La primissima vivida immagine: distese interminabili di sabbia bianca-dorata e un mare turchese la cui combinazione, insieme al sole del Caribe, genera una brillantezza che penetra le cornee – letteralmente eh ? – e manda in tilt il cervello. Palme sottili colme di cocchi agitano le loro chiome al vento. Una spiaggia infinita. Non c’è quasi nessuno. Ma dove siamo finiti ?
Ci assicuriamo che la nostra ancora delta sia ben affondata nella sabbia del fondo e poi cominciamo a guardarci meglio intorno. Siamo poche barche, siamo circondati da una natura incredibile e da innumerevoli grosse tartarughe che fanno capolino in superficie per respirare. E’ difficile fotografarle, ma noi ci proviamo lo stesso, sono troppo belle
Sono le 4 del pomeriggio, rimandiamo l’esplorazione a riva al giorno dopo, accontentandoci di un bel tuffo e di una bella nuotata con maschera e pinne in compagnia delle tartarughe. Il giorno successivo il tempo è splendido e il cielo sereno puntellato dalle solite nuvolette a forma di batuffolo tipiche dell’aliseo esalta ancora di più i colori dell’isola. Ce ne andiamo a riva con il tender, passeggiamo lungo tutta l’interminabile spiaggia abbagliante, passiamo davanti al lussuosissimo resort di Cocoa Point (con tanto di mini-aeroporto privato !) e ci “spiaggiamo” per ore sul bagnasciuga.
Nonostante il resort e le altre barche ormeggiate intorno a noi – sempre poche – regna un silenzio ed una tranquillità irreale: ci sembra di essere sbarcati in un posto senza tempo, la classica isola deserta dell’immaginario collettivo. Non c’è NIENTE qui a parte un caleidoscopio di colori brillanti, il rumore delle onde che frangono sulla spiaggia, il verso delle fregate che volteggiano sul mare e che qui sono di casa. Un posto che trasmette una incredibile serenità e in cui perdersi totalmente.
Un paio di giorni dopo il nostro arrivo, una perturbazione sul nord Atlantico porta qualche nuvolaglia in più e le solite noiose north swells (le onde lunghe da nord) che generano risacca e che possono rendere l’atterraggio in spiaggia col gommone una sfida. In presenza di questi ondoni, bisogna essere prudenti cercando il punto esatto dove atterrare e molto veloci quando si atterra, pena ribaltamento e figure fantozziane urbi et orbi. In questi casi non ci facciamo scoraggiare, montiamo il fuoribordo più piccolo, il nostro mitico Suzuki 2.2 due tempi, per avere meno peso e agevolare le manovre per trascinare il tender in spiaggia velocemente e senza troppa fatica.
E così ce ne andiamo in spiaggia lo stesso e trascorriamo la giornata a tuffarci, rotolarci e farci trascinare dalle onde di risacca.
Un paio di giorni dopo, ci trasferiamo a nord dell’Isola e diamo ancora in una immensa baia di acqua turchese, Low Bay, davanti ad una spiaggia infinita protetta dall’oceano da un lunghissimo reef. Il nome della spiaggia è appunto “Eleven miles beach”, la spiaggia di 11 miglia. Low Bay è anche il punto più vicino alla laguna interna di Barbuda dove nidificano le Fregate e dove si trova il Santuario delle Fregate, ma anche il più vicino al villaggio di Codrington.
Abbiamo intenzione di visitarli entrambi. Per il Santuario delle Fregate, raggiungibile solamente con una barca, è necessario avvalersi di una guida per cui prendiamo accordi per il giorno dopo utilizzando i contatti che si trovano sulla utilissima guida di Doyle.
Abbiamo appuntamento a riva alle 9:30 del mattino, le onde lunghe da nord sono aumentate parecchio durante la notte precedente e la risacca è piuttosto forte. Atterrare con il tender è rischioso se non si presta particolare attenzione, dobbiamo fare avanti indietro parecchie volte per individuare un posto adatto dove le onde non frangono troppo. Lo troviamo lontanino dalla barca, ci prepariamo all’atterraggio indossando i soli costumi da bagno e dopo qualche peripezia per prendere “l’onda giusta” che ci accompagni dolcemente fino alla spiaggia, riusciamo a trascinare il tender fuori dall’acqua e ad assicurarlo ad un albero ben in alto, lontano dalle onde.
Ci mettiamo magliette e pantaloncini e scarpiniamo un po’ per raggiungere il punto di ritrovo dove dobbiamo attendere un’altra coppia che farà il tour con noi. Sono americani, di Chicago, Bill (di origini Italiane !) e Nancy; la loro barca è ormeggiata a pochi metri da Y2K.
Ci risultano subito simpatici e intavoliamo una discussione dopo l’altra in attesa della nostra guida, scoprendo di avere (Ale e Nancy) grandi aziende di tecnologia come ex datori di lavoro. Bill invece è comandante di navi traghetto a Chicago.
Quando si presenta un Barbudiano alto, simpatico e con uno splendido sorriso stampato sul viso riconosciamo George Jeoffry! La guida “speciale” raccomandata da Doyle, in copertina sul portolano delle Leeward Islands! In effetti già da subito capiamo che si tratta di una persona speciale davvero, siamo felici che sia lui a farci da cicerone durante la nostra visita. George Jeoffry è di norma un pescatore e solo durante il tempo libero si dedica a fare la guida per la sua bella isola.
Saltiamo a bordo della sua veloce e slanciata imbarcazione di legno e ci lanciamo veloci, a oltre 20kt, verso Codrington per raggiungere l’ente parco e pagare le tasse di ingresso. Come dicevamo, la laguna interna di Barbuda e raggiungibile da Low Bay. La guida Doyle suggerisce anche la possibilità di scavalcare la duna di sabbia che separa la baia dalla laguna interna (in alcuni tratti è molto stretta) trascinandosi dietro il proprio tender, ma l’impresa non è affatto facile perché la suddetta duna è molto alta (mi ci vedo io a sputare i polmoni e tirare giù i santi del paradiso Caraibico mentre tentiamo di superare quella cavolo di “montagna” con un gommone di 40 chili più fuoribordo al seguito ).
Poi l’impresa mica finisce lì!
Una volta piazzato il tender nella laguna, il tratto verso Codrington è tutto contro vento e la laguna è bella grande e quando l’aliseo soffia sostenuto come il giorno della nostra visita, sai le risate per arrivare dall’altra parte ? A meno che non possedere un grosso tender con un motore potente, ma in questo caso non ce la si farebbe MAI a superare la famigerata duna… Siamo ad un punto morto
Insomma, noi arriviamo presso la sede dell’ente parco con la barca di George Jeoffry, paghiamo il dovuto, torniamo a bordo e sfrecciamo come pazzi verso il santuario. George comincia a raccontarci l’incredibile storia di Barbuda e del suo popolo, poi passa a descriverci come è nato il parco e iniziamo la visita.
E’ vietatissimo navigare nelle sue acque con imbarcazioni private – tender inclusi.
Le fregate nidificano sull’isola. Vediamo i nidi, ma non ci sono uova in quanto ormai i piccoli sono nati tutti. I maschi mostrano il gozzo gonfio e rosso, i piccoli hanno la testa e il collo bianco e spennacchiato, le femmine hanno quasi tutte le penne nere, lucide, tranne per una macchia bianca sul petto e sul ventre. E’ uno spettacolo incredibile !
I piccoli sono chiassosissimi, sempre col becco aperto a chiedere cibo, gli adulti li controllano o volteggiano o vanno e vengono portando il cibo ai rumorosissimi pulcini.
La visita dura più di un’ora e alla fine siamo tutti e quattro esaltati.
Ritorniamo a Codrington dove teoricamente termina l’incarico di George, ma forse per il clima conviviale e amichevole che si è instaurato durante il giro, forse perché ci troviamo tutti particolarmente bene fra di noi, George decide di farci da guida in giro per Codrington e si offre anche per accompagnare l’equipaggio di Y2K in partenza per St. Barth nei vari uffici di Dogana, Immigrazione e Autorità Portuale per le pratiche di uscita da Antigua e Barbuda.
Il villaggio è piccolo e modesto, ma i Barbudiani sono gente meravigliosa, accogliente e dignitosa. La dogana era aperta, mentre l’ufficio immigrazione chiuso, ci fermiamo quindi in un bar a bere qualcosa tutti insieme. Dopo aver effettuato l’uscita con l’immigrazione abbiamo fame e chiediamo e George Jeoffry dove possiamo trovare qualcosa da mangiare.
Dovete sapere che a Barbuda non esistono i ristoranti: i locali aprono le loro case ai turisti e ai Barbudiani stessi e cucinano. E’ tardi, ed è difficile trovare un posto dove ancora sia possibile pranzare, ma George non si perde d’animo e ci ritroviamo nel patio della casa di Isabelle, un donnone dolcissimo dal sorriso stupendo che ci prepara a scelta pollo con riso, zuppa di ossobuco o pesce.
Noi prendiamo il pollo, Nancy una zuppa con verdure e Bill con George la zuppa di ossobuco. E’ tutto davvero buonissimo. Salutiamo Isabelle e continuiamo il nostro giro del villaggio. Conosciamo una signora inglese che ha sposato un Barbudiano e ha aperto un piccolo negozio di arte etnica locale lo Art Cafè dove si può anche mangiare qualcosa di tanto in tanto.
George ci porta in giro per il piccolo paese, i bambini escono di scuola, rigorosamente in divisa, visitiamo il piccolo aeroporto dell’isola e poi è il momento per un’ultima birra insieme nel chiosco accanto alla sede dell’ente parco. Abbiamo trascorso una giornata piacevolissima, abbiamo anche nuovi amici, Bill e Nancy, anche se non ci rivedremo per molto tempo perché loro faranno rotta a sud, su Grenada, Isabelle e ovviamente George.
In pochi minuti siamo di nuovo dall’altra parte della laguna e sulla spiaggia. Salutiamo gli amici, ce ne torniamo dal nostro tender, a proposito lo abbiamo battezzato 1K o 1000 , e con qualche peripezia sconfiggiamo le onde di risacca e ce ne torniamo a bordo di Y2K.
Barbuda per noi rimane uno dei luoghi più belli ed incantati di tutti i Caraibi, un gioiellino che consigliamo a tutti i nostri amici navigatori che si apprestano a seguire lo stesso nostro percorso di visitare e conoscere i suoi abitanti. Ne vale DAVVERO la pena, andateci ! Andate a visitare Codrington, andate a visitare il Santuario delle Fregate e naturalmente chiedete di George Jeoffry !
Bello! 🙂