Nel pomeriggio del 5 Maggio ce ne andiamo a Gun Creek per completare le pratiche di uscita dalle BVI. Paghiamo 5,20 USD, praticamente un niente
IL mattino dopo siamo pronti, molliamo la boa di Biras Creek e ci presentiamo di buon ora al pontile carburanti di Bitter End per effettuare il pieno di gasolio. Mike e Sharon passano a salutarci durante la sosta per il carburante, ci terremo in contatto.
Dalla nostra posizione attuale, l’isola di Saint John, dove atterreremo, dista circa 50 miglia. Dobbiamo fare tappa a Tortola dove abbiamo appuntamento con Bob della Doyle per recuperare la nostra trinchetta. Il vento non è molto, abbiamo 12 nodi da SE, ma essendo un quasi traverso riusciamo a navigare abbastanza bene.
Giunti a Road Harbour, afferriamo una delle boe poste proprio all’ingresso della baia e aspettiamo Bob che arriva dopo pochi minuti e ci scarica a bordo la trinchetta con la banda UV nuova fiammante.
Finalmente possiamo fare rotta sulle US Virgin Islands, puntiamo su Cruz Bay dove faremo le pratiche di ingresso.
Alle 15:00 raggiungiamo St. John dopo una piacevole navigazione. Ci raggiunge anche Diego del Meccetroi, lui si trova già alle USVI e ha già visitato qualche baia. Trascorreremo insieme un po’ di tempo. Ad ancorare nella baia di Cruz Bay non ci pensiamo neanche: è affollatissima, è possibile sostare per un periodo di tempo molto limitato ed è super rollante.
Ce ne andiamo, invece, nella zona subito a Nord della baia, prima del capo. E’ più tranquillo, si rolla meno e si ha tutto il tempo di andare alla Custom & Immigration con il dinghy senza stressarsi per la barca.
Una volta messa in sicurezza Y2K, arriva il momento della verità: scopriremo presto se la gita effettuata in precedenza con il ferry da Tortola è valsa il suo costo o se qualcuno dovrà volare dall’Italia per portarci le arance in una galera caraibica
Grazie al cielo, tutto fila liscio come l’olio, i nostri passaporti già timbrati sono il lasciapassare per gli Stati Uniti, gli ufficiali sono cortesi, le procedure di ingresso per noi – persone fisiche – sono le solite, per Y2K dobbiamo compilare un modulo con tutti i dati della barca. Ci rilasciano anche un secondo modulo in bianco da precompilare per le pratiche di uscita. Ovviamente il tutto senza alcun costo. Vedi post dedicato alle pratiche di ingresso negli USA
Le pratiche sono veloci, in breve possiamo tornare al nostro dinghy e a Y2K. Siamo ufficialmente negli Stati Uniti e Y2K può sfoggiare Stars & Stripes che sventola sotto la crocetta di destra.
Ormai è pomeriggio inoltrato, ci consultiamo con Diego e decidiamo di spostarci per passare la notte in una baia più protetta e dove c’è meno passaggio. Scegliamo Cinnamon Bay, una baietta incantevole 4 miglia a Nord Ovest dalla nostra attuale posizione.
Alle 17 siamo ormeggiati alla boa in un luogo fuori dal mondo.
E’ fondamentale fare una lunga premessa.
Le US Virgin Islands (o USVI) e in modo particolare St. John, sono un Parco Marino. Come in tutti gli Stati Uniti, vigono poche, chiare e precise regole da rispettare ALLA LETTERA (pena grosse rogne). E’ severamente vietato dare ancora fatto salvo in quelle zone ben indicate sulle carte o sui volantini in cui è spiegata la regolamentazione dell’area protetta. Tutta l’isola di St. John è disseminata di boe di diversi colori a seconda a cosa sono destinate. Le imbarcazioni fino a 60 piedi di lunghezza possono prendere le boe bianche con una riga blu. Gli Yacht dai 60 ai 100 piedi devono ormeggiare alle boe bianche con riga blu più grandi in cui è ben indicata la dimensione massima. Il costo delle boe è di 26 USD a notte, non proprio a buon mercato, ma ci sono una serie di servizi GRATUITI alle imbarcazioni, incluso lo svuotamento dei serbatoi delle acque nere, effettuato direttamente al gavitello, tramite una speciale chiatta. L’utilizzo dei serbatoi delle acque nere è OBBLIGATORIO.
Le imbarcazioni che ne sono sprovviste, non potrebbero sostare/navigare nelle zone dell’area protetta.
In alcune spiagge è vietato atterrare con il dinghy (di solito in tutte quelle dove non è previsto un canale di accesso), ma l’ente parco ha predisposto delle linee di ormeggio speciali a pochi metri dalla riva, cioè una fila di piccoli gavitelli bianchi delimitata da boette blu, ciascun gavitello munito di una cimetta con redancia a cui legare il dinghy.
I ranger del parco girano parecchio, è molto importante attenersi alle regole ed è molto importante anche pagare i pernottamenti. Il sistema di pagamento meriterebbe da solo un post specifico. Ne parleremo più avanti.
Ma torniamo a noi. Cinnamon Bay ci offre subito un assaggio di quello che è St. John: stupenda. Spiagge bianchissime, pulitissime, acque color smeraldo, vegetazione lussureggiante che si protende sul mare. Un luogo incontaminato di una bellezza surreale.
Rocce nere, dall’aspetto lunare, emergono dal mare in netto contrasto con i colori circostanti. Il mare è pieno di vita.
E’ chiaro che il parco è gestito in maniera impeccabile ed è giusto così. Ce ne andiamo a fare snorkeling e a passeggiare sulle lunghe spiagge. C’è silenzio e tranquillità, una delizia.
Rimaniamo a Cinnamon Bay per qualche giorno, poi, dietro suggerimento di Diego partito in avanscoperta, ci spostiamo poco più a Ovest e prendiamo una boa a Maho Bay, a sud dell’immensa cala di Francis Bay.
Anche questa baia è bellissima, offre innumerevoli spunti per passare ore e ore ad esplorare. Con il dinghy andiamo avanti e indietro fra Francis Bay e l’isolotto di Whistling Cay, esploriamo i reef, incontriamo diversi squali nutrice e un numero considerevole di cernie di tutte le dimensioni. E’ davvero un posto incredibile.
QUI il video del nostro incontro con un grosso squalo nutrice
Per finire la giornata ce ne andiamo in spiaggia e ce ne stiamo a bagnomaria discutendo delle prossime tappe e di navigazione. Ormai è Maggio inoltrato, in Oceano Atlantico e nei Caraibi la stagione degli uragani è alle porte. Noi siamo neofiti, ma Diego ha una notevole esperienza in fatto di meteorologia tropicale e cerchiamo di raccogliere tutti i suoi consigli e di assorbire il più possibile.
La sera studiamo diligentemente il processo di formazione dei cicloni tropicali, consultiamo il sito del NOA – National Hurricane Center e cominciamo a capire le dinamiche e le condizioni necessarie affinché una normale onda tropicale proveniente dall’Africa – una massa di aria molto calda e umida, generata dai monsoni che in estate soffiano forte sul deserto – si possa trasformare in qualcosa di più serio, da tempesta tropicale a uragano.
COME PAGARE IL PARCO MARINO DI ST. JOHN
Abbiamo accennato prima al particolare sistema di pagamento delle boe in uso in tutta l’isola di St. John e in generale alle USVI. Si tratta di un metodo “self-service”. In ogni baia è presente un piccolo pontile galleggiante, raggiungibile in dinghy, facilmente identificabile da una bandiera verde con il simbolo del parco e da un grosso cartello di colore marrone con scritto “Mooring Pay Station”.
Su questo pontiletto si trovano, oltre ad un poster gigante con tutto lo spiegone del parco, una specie di “cassetta per le lettere” e accanto un contenitore stagno in plastica.
All’interno del contenitore stagno si trovano due moduli: una busta giallina per pagamento in contanti e un foglietto bianco da compilare con i dati della carta di credito in caso si scelga questa opzione. C’è anche una penna e dépliant in cui sono riportati TUTTI i differenti campi boe dell’isola e TUTTE le boe all’interno di ciascun campo boa.
Opzione contanti: si inserisce la somma di denaro corrispondente alle notti che si desidera trascorrere alla boa all’interno della busta giallina, si compila il retro della busta inserendo il periodo di sosta DAL/AL, i dati della barca, la somma totale in busta e si sigilla la busta come si farebbe con una normale missiva.
Opzione carta di credito: si compilano tutti i campi del foglietto bianco, come per la busta giallina, con l’aggiunta dei dati della propria carta di credito e una firma.
Completate queste operazioni, letteralmente si “imbucano” busta o foglietto nella apposita cassetta
Voilà, avete pagato la vostra sosta in boa !
Ora immaginiamo questo sistema di pagamento in Italia… ecco, IMPOSSIBILE ! State già facendovi delle grasse risate all’idea dei soliti “furbetti” o addirittura al pensiero del susseguirsi di casi di “smaterializzazioni misteriose” di tutto il pontile con annessi e connessi Qui alle USVI non è cosa buona fare i furbi, attenzione. I ranger controllano sempre (e riscuotono sempre anche dalle carte di credito), si rischiano guai grossi e rogne infinite.
Rimaniamo a Maho Bay per 3 giorni, poi decidiamo di fare un salto alla piccola isola di Great Saint James e ormeggiarci a nord di Christmas Cove.
Great Saint James è una piccola isola che con la sua sorellina Little St. James si trova fra St. John e St. Thomas. A differenza di St. John, qui è anche possibile dare ancora, esclusivamente sulla sabbia. La parte sabbiosa della baia non è estesa e può essere difficile trovare posto. Ci sono alcuni gavitelli che però non sono gestiti direttamente dai ranger dell’ente parco – tuttavia la loro manutenzione è impeccabile. Noi prendiamo uno di questi gavitelli. Chiediamo ad una barca americana come si effettua il pagamento. Ci viene risposto che solitamente passano a riscuotere, ma non avviene tutti i giorni. Se siamo fortunati la sosta non ci costerà nulla… OK, vediamo
Purtroppo la meteo non è favolosa e ci aspettano un paio di giorni di copertura nuvolosa che certo non aiuta ad esaltare i bei colori del posto. Cominciano ad arrivare le prime “tropical wave”, le onde tropicali dall’Africa, cariche di pioggia e umidità. Pazienza, andare per mare significa anche questo.
Esploriamo lo stesso la baietta. Fra le altre cose, una delle attrazioni di questa isola è una barca-pizzeria. La barca si chiama “Pizza π” (esattamente come il Pi greco) Ci lavorano due ragazze che hanno trasformato la loro barca in una pizzeria a tutti gli effetti e con tutti i sacri crismi, dai documenti necessari, agli strumenti approvati dal governo USA, ai certificati etc.
Le ragazze raccolgono le ordinazioni durante la giornata, preparano le pizze e all’ora stabilita si va in dinghy a recuperare la pizza appena sfornata ! Potevamo, noi Italiani in profonda crisi di astinenza, non provare questa “diavoleria” americana e vedere l’effetto che fa ? Certo che NO ! Ed eccoci affiancati al Pizza π con le nostre ordinazioni.
Alle 18 le nostre pizze sono pronte. Non sono certo le pizze nostrane – ricordiamo che qui è praticamente impossibile trovare la mozzarella “verace” – ma per essere pizze americane non sono poi malaccio. Peccato per quella spolverata di parmesan finale, ecco quella proprio non ci azzecca per niente
Dopo un paio di giorni a St. James senza pagare alcuna boa ce ne torniamo a Maho Bay, a St. John. Diego ci lascia per proseguire la sua navigazione verso nord e raggiungere le Keys, mentre noi ci godiamo ancora per un pò questa bellissima baia.
Nel corso delle nostre elucubrazioni serali riguardo a dove andare per la stagione degli uragani, cambiamo idea una cosa come 12 volte. Il nostro piano originale era quello di volgere anche noi la prua a nord, navigare verso le Keys, la Florida, Miami, Ft. Lauderdale e poi su, fino a Chesapeake Bay e al Maine. Poi pensiamo alla navigazione non certo facile, alla Corrente del Golfo da attraversare, al freddo che ci aspetta nel mese di Novembre, quando è il momento di tornare ai Caraibi, ai vari esperti di meteorologia tropicale che, in base a statistiche, condizioni, stagionalità, prevedono gran parte degli uragani e tempeste tropicali nella zona del Nord America.
Molliamo il piano originale e decidiamo di navigare verso sud e di trascorrere il periodo degli uragani al di sotto del 12° parallelo, per l’esattezza al 12°,40’, come suggerito dalla nostra assicurazione. La nostra destinazione finale diventano quindi le isole “ABC” – Aruba, Bonaire e Curacao, le Antille Olandesi.
Forti della nostra decisione, trascorriamo gli ultimi giorni americani a Caneel Bay, una riparatissima baia posta a Sud della penisola di Hawksnest. Caneel Bay è sede di un bel resort, ma è possibile raggiungere la baia con il dinghy e passeggiare sul bagnasciuga senza alcun problema.
Il resort offre anche una Wi-fi, apparentemente gratuita, non ne usufruiamo subito.
il 17 Maggio ci prepariamo a lasciare le USVI e scopriamo che, per via di un accordo fra i due stati, non c’è bisogno di alcuna “clearence out” – uscita – dalle isole americane se la successiva destinazione sono le BVI. Al nostro arrivo dobbiamo solo fare l’entrata nelle BVI.
E così molliamo la boa di Caneel Bay, salutiamo le USVI e ce ne ritorniamo a Virgin Gorda, al nostro gavitello gratuito di Biras Creek, in attesa di una finestra meteo propizia per iniziare il nostro viaggio verso Sud.