135 miglia a Nord Ovest di Beveridge Reef si erge dall’oceano lo stato-isola più piccolo del mondo. Si tratta di Niue, stato indipendente che mantiene una condizione di libera associazione con la Nuova Zelanda. Niue è completamente diversa da tutti i luoghi che abbiamo toccato in precedenza, è una delle più grandi “makatea” – isola corallina sollevata – esistenti sul globo.
Un’isola corallina sollevata non ha laguna, non ha reef esterni che la circondano. Il suo territorio è costituito da ripide scogliere di calcare e da un altopiano centrale il cui punto più alto è a circa 68 metri sul livello del mare.
Il mare tutto intorno all’isola sprofonda, le profondità medie nelle zone accessibili libere da coralli più vicine alle coste vanno dai 30 ai 40 metri. Non ci sono ridossi sicuri a Niue, solamente due larghe baie lungo la costa ovest e soggette alla risacca. La prima baia, a Sud Ovest, è quella di Avatele, la seconda a Ovest è quella in cui si trova la capitale, Alofi.
E’ difficile arrivare a Niue ed è difficile sostarvi a causa delle grandi profondità e della morfologia della baia di Alofi, unica area in cui trovare ridosso dai venti predominanti e unica zona in cui è possibile ormeggiare grazie ai gavitelli installati dallo Niue Yacht Club. La baia è ampia e lunga ed è soggetta a forte risacca in caso di vento forte da SSE. E’ quindi importantissimo pianificare la visita all’isola tenendo un occhio di riguardo alla meteo. Le condizioni ideali sono bel tempo stabile con venti deboli-moderati dal settore Est (E-ESE-ENE). Una rotazione della brezza da Sud o da Nord ed una sua intensificazione rendono l’ancoraggio di Alofi insostenibile.
Grazie alle politiche lungimiranti del suo governo e nonostante il suo isolamento, Niue è uno dei paesi più accoglienti che ci siano per quanto riguarda le poche barche che toccano le sue coste. Come dicevamo in precedenza, il Niue Yacht Club non solo gestisce un campo boe – ci sono circa 20 gavitelli, il costo è di $NZ20 al giorno – tecnicamente all’avanguardia e manutenuto secondo standard molto elevati, ma adotta una politica di accoglienza alle imbarcazioni che ha pochi rivali altrove. Dal loro sito web ufficiale è possibile scaricare tutti i documenti necessari per sbrigare le pratiche di immigrazione e dogana (vi consigliamo di scaricare i moduli e compilarli PRIMA di raggiungere Niue) e accedere a tutte le informazioni fondamentali per un atterraggio senza problemi.
L’arrivo ad Alofi, l’assegnazione di un gavitello e le formalità di entrata sono totalmente fuori dall’ordinario. Una volta in prossimità di Alofi, bisogna chiamare Niue Radio sul canale 16 del VHF e comunicare l’intenzione di fermarsi a Niue, il nome dell’imbarcazione, la nazionalità, numero delle persone a bordo. Nel giro di 10 minuti, Niue Radio assegna un gavitello, dà istruzioni sull’ubicazione del campo boe, organizza l’incontro con gli ufficiali della custom & immigration che si svolge presso l’unico grande molo di cemento di Alofi. IMPORTANTE: non bisogna accostare al molo con la barca che va lasciata al gavitello, mentre si raggiunge la costa in dinghy.
La navigazione da Beveridge Reef a Niue è perfetta. Andiamo a vela per quasi tutte le 135 miglia, siamo abbastanza veloci. Cinnabar ci precede di qualche miglio. Il 9 Ottobre avvistiamo le coste ripide dell’isola e chiamiamo Niue Radio al VHF. Una gentile voce femminile ci risponde dandoci subito le prime indicazioni per raggiungere il campo boe nella baia di Alofi, ci invita a legarci ad un qualsiasi gavitello libero nella zona sud e ci chiede di richiamare una volta ormeggiati per organizzare l’incontro con la dogana e con l’immigrazione per effettuare le pratiche di entrata nel paese.
Le condizioni meteo non sono perfette, è molto nuvoloso e qualche volta ci becchiamo qualche piovasco. Almeno il vento è giusto per navigare a vela. Alle 15:30 entriamo nella baia di Alofi e iniziamo l’avvicinamento al campo boe. Oltre a Cinnabar, ritroviamo gli amici di Ondular e di Hilma. Recuperiamo uno dei gavitelli accanto agli amici americani e chiamiamo di nuovo Niue Radio. Nel giro di pochi minuti Niue Radio ci richiama: l’appuntamento per le pratiche di ingresso è per l’indomani mattina presso il grande molo di cemento, purtroppo in giornata non si fa più in tempo.
Sistemiamo la barca dopo la navigazione e ci guardiamo un po’ attorno. Siamo ormeggiati in circa 30 metri di acqua blu cobalto, trasparentissima. Vicino alla costa si intravedono i coralli sommersi colorati e vivi. Non ci sono spiagge a Niue, le ripide scogliere di calcare sprofondano nel mare immediatamente. La sera sentiamo nitidamente gli sbuffi delle megattere che nuotano a poca distanza dalla nostra poppa. I cetacei sono ospiti abituali dell’isola e i locali diving le conoscono una per una, ciascuna di loro ha un nome specifico e tutte ritornano anno dopo anno. Purtroppo noi non riusciamo a vederle da vicino.
L’indomani mattina – 10 Ottobre – alle 8:30 siamo pronti per andare a terra. L’appuntamento per le procedure di ingresso è alle 9:00. Saltiamo a bordo del nostro dinghy e ci dirigiamo verso il grande molo di cemento. Dovete sapere che a Niue non c’è modo di “spiaggiare” il tender, non si può neppure tirare a terra a causa della conformazione delle sue coste (come spiegato in precedenza) e della forte risacca.
L’amministrazione locale, quindi, ha installato una gru per alaggio e varo delle piccole imbarcazioni locali – pescatori o diving – e dei dinghy delle barche in visita. Per queste ultime, inoltre, ha anche messo a disposizione un carrellino per facilitare lo spostamento dei gommoncini nelle apposite aree di “parcheggio” a lisca di pesce – stile auto – presenti sulla massicciata. Super organizzati!
Una volta arrivati in prossimità del molo, agganciamo il grosso gancio della gru all’imbragatura che abbiamo in precedenza predisposto per 1K (il nostro tender), saliamo sul molo grazie ad una serie di scalini presenti al lato del molo e attiviamo i comandi per issare il nostro dinghy. A dirlo sembra molto più complicato di quello che in realtà è
Accanto alla gru c’è una centralina super moderna per un eventuale allarme Tsunami – questa zona è soggetta a terremoti e potenzialmente alle conseguenti onde di marea generate dal sisma – Su tutta l’isola, poi, avremo modo di vedere i cartelli che indicano la via verso le zone sicure di Niue in caso di Tsunami.
Alle 9:00 in punto arriva un mini van. A bordo ci sono l’ufficiale della dogana e quello dell’immigrazione. Si presentano sfoggiando sorrisoni a 33 denti e dandoci il benvenuto sull’isola. Ci dicono che sbrigheremo tutto qui, sul molo di Alofi. Inizia a piovere, gli ufficiali si guardano, quindi sorridendo ci dicono: “Dai salite sul van che facciamo le pratiche a bordo così non ci bagnamo”. In 10 minuti le procedure di ingresso vengono completate, i passaporti timbrati, le carte firmate. Siamo ufficialmente in territorio Niueano dopo aver effettuato una delle clearance più incredibili e assurde del mondo: dentro ad un van! “Sicuramente vorrete andare in paese” – ci dicono ancora gli ufficiali – “visto che c’è una bella salita prima di arrivare sulla strada principale e piove ancora, vi accompagniamo noi.”
Gli ufficiali ci lasciano davanti all’ufficio del turismo (“così potete avere tutte le informazioni utili al vostro soggiorno”, aggiungono) e noi iniziamo la nostra prima esplorazione di Alofi. Già che siamo qui, entriamo nell’Office of Tourism of Niue il cui messaggio – o pay off – non può essere più azzeccato: “Nowhere like us” (Da nessuna parte come noi). Ci accoglie una donna dal sorriso smagliante alla quale rivolgiamo tutte le nostre domande. Recuperiamo una cartina con i principali punti di interesse dell’isola, chiediamo dove e come poter noleggiare un’auto, come ottenere un collegamento Wi-Fi, i ristoranti più tipici.
Quando usciamo, siamo pieni di informazioni e soddisfatti.
Alofi si sviluppa lungo la via principale, è pulitissima, graziosa, c’è una banca, gli uffici del governo, la polizia, l’edificio del mercato, tanti ristorantini pittoreschi e i locali sono sorridenti e super accoglienti.
Mentre gironzoliamo per Alofi ci imbattiamo in un ristorantino che a sentire l’ufficio del turismo cucina i migliori hamburger dell’isola. Il profumino che arriva dalle sue cucine è molto invitante. Abbiamo un certo languorino e non mangiamo hamburger tipo da eoni. Ci fiondiamo alla velocità della luce ad uno dei tavoli liberi e ordiniamo immediatamente l’oggetto dei desideri insieme ad un quantitativo industriale di patatine fritte, altra specialità totalmente assente dalle nostre diete durante la lunga permanenza in atolli remoti.
Mentre aspettiamo le nostre ordinazioni fa la sua comparsa un micione Niueano rosso e bianco. Il gattone decide che gli stiamo simpatici a tal punto da saltare in grembo ad Ale e ad insistere per essere presente nelle foto che Ale tenta disperatamente di scattare al panorama, di fatto photobombandole tutte quante.
L’hamburger è buono e ce lo mangiamo come se non esistesse un domani. Il gatto continua a chiedere le nostre coccole e a pretendere selfie fino a quando non ci alziamo dal tavolo per proseguire i nostri giri.
Oggi è anche il compleanno del CPT e vogliamo festeggiarlo in maniera degna. Organizziamo una cena insieme a tutti gli equipaggi delle barche amiche presso uno dei locali più caratteristici di Alofi, il Crazy Uga Cafè (“Uga” in Niueano è il granchio del cocco, qui molto protetti). Il ristorante ha una splendida terrazza sulla scogliera a picco sul mare e una vista spettacolare.
Prima di andare al ristorante, però, ci facciamo un aperitivo presso un locale indiano, giusto per iniziare la serata . In questa occasione, Max riceve una serie di sorprese da parte dei nostri amici navigatori: una torta preparata da Sylvia di “Cinnabar” e un’esca montata sul suo terminale in acciaio da Isabel e Michael di “Ondular”.
Ci spostiamo quindi da Crazy Uga, qui ci raggiungono anche i nostri amici svedesi Lisa e Oskar di “Hilma” e ci godiamo una bellissima serata in allegria gustando un ottimo piatto a base di maiale e un buon gelato.
Quando torniamo sul molo per rientrare a bordo delle nostre barche scopriamo che si è alzata molta onda di risacca che rende le operazioni di messa in acqua dei dinghy un pochino “complicate”. Gli scalini a lato del molo sono battuti dalle onde, scivolosi e praticamente semi sommersi. Salire a bordo dei dinghy una volta calati in mare diventa un’impresa fantozziana. Ognuno di noi si inventa un sistema per catapultarsi a bordo eseguendo figure acrobatiche mai viste con relativo atterraggio stile “ragno spiaccicato”. Ci bagniamo fino al midollo nonostante i mille tentativi per evitarlo. Proprio non c’è modo.
Le barche ai gavitelli rollano da fare paura: sarà un’altra notte dondolante e movimentata, come se quelle trascorse a Palmerston non fossero bastate. E vabbè, qui è così e c’è poco da lamentarsi.
La mattina successiva ci svegliamo sotto un bellissimo sole e un cielo quasi sgombro di nubi. Ce ne andiamo subito a terra e noleggiamo un’auto da un autonoleggio suggerito dall’ufficio del turismo. Sappiate che per poter guidare un’auto a noleggio qui a Niue è obbligatoria la patente locale. Per ottenerla basta recarsi alla stazione di Polizia, fornire la propria patente, pagare 22 dollari neozelandesi e nel giro di pochi minuti voilà, una bella patente Niueana nuova di pacca per il CPT!
Concluse le operazioni amministrative, saltiamo a bordo dell’auto e partiamo alla scoperta di questa incredibile e strana isola. Vogliamo visitare le numerose grotte e caverne che contraddistinguono Niue e farci un paio di tuffetti nelle piccole baie dal mare turchese che sono disseminate lungo la costa.
Una volta lasciato Alofi, la strada principale, da tutta bella liscia ed asfaltata, si trasforma in una specie di sterrato disseminato di crateri lunari! Guidiamo facendo zig-zag fra le buche, ma la natura prepotente che circonda questa specie di strada ci distrae quanto basta per non pensare troppo alle sospensioni e ai semiassi del nostro povero veicolo.
In breve raggiungiamo la nostra prima meta. Si tratta di una grande grotta calcarea che si apre sulla costa rocciosa. Per accedervi bisogna percorrere un sentiero in discesa reso “paciugoso” dalle molte piogge dei giorni passati, ma assolutamente non pericoloso. Il sentiero termina in prossimità della scogliera per trasformarsi in una serie di rampe di scale di legno che conducono direttamente alla grotta.
Una volta raggiunto l’ingresso, si apre un’immensa volta dai colori sull’ocra, piena di lunghe e enormi stalattiti a cui fanno da contrappasso altrettante enormi stalagmiti. La grotta è davvero grande e molto bella. Camminiamo sulle passerelle di legno predisposte e raggiungiamo la grande apertura sull’oceano. Scendiamo sui ciottoli e sulle rocce sottostanti scendendo l’ennesima rampa di scale di legno. A risalire ci sarà da ridere (noi, gli scarsoni dell’arrampicata di Maupiti)
Dopo la visita alla grotta, proseguiamo il nostro tour e raggiungiamo uno dei posticini più belli di Niue. Una caletta che si apre fra le scogliere rocciose, raggiungibile dopo l’ennesima discesa (e successiva salita) sulle solite ripide rampe di scale di legno.
Lo spettacolo che si apre davanti ai nostri occhi quando arriviamo a destinazione vale tutte le fatiche per arrivarci.
La trasparenza dell’acqua è pari a pochissimi altri luoghi che abbiamo visitato, più simile a quella di una pass di un atollo delle Tuamotu in fase di marea entrante. E’ davvero bellissimo. Ci tuffiamo al volo armati con maschera e pinne per ammirare questo mare incredibile.
Pinneggiamo verso la zona in cui il fondale sprofonda e l’oceano entra prepotentemente all’interno della baietta. Non ci allontaniamo troppo dalla costa, la risacca è davvero forte e rischieremmo di farci male sbattendo violentemente sui coralli. Più ci avviciniamo all’esterno della baia, più la temperatura del mare – ovviamente – cambia. Ad un certo punto ci ritroviamo all’esatto confine fra due termoclini, quello più tiepido e quello più freddo e la variazione la si sente sulla pelle veramente. La differenza è visibilissima sott’acqua con un effetto piuttosto affascinante.
Davanti a noi è come se ci fosse uno schermo oltre il quale tutto appare sfocato, tipo quando si guarda sott’acqua senza maschera. E’ curiosissimo assistere a come la mano di Max diventi sfocata o ritorni “normale” a seconda che attraversi il confine con il termoclino più freddo o che sia di nuovo nella zona più calda.
Dopo questa bella nuotata, ci facciamo tutte le scale in salita e ci fermiamo al piccolo snack bar situato poco distante sulla strada principale per rifocillarci.
Quindi di nuovo in auto, proseguiamo il nostro giro turistico fermandoci presso l’unica spiaggia esistente di Niue. In realtà la spiaggia è formata da un accumulo di grossi ciottoli e sassi corallini, la baia è costituita da teste di corallo affioranti, ma la trasparenza dell’acqua anche in questo caso è incredibile!
Apprendiamo che questo sito è uno dei luoghi preferiti dai locali diving per effettuare immersioni sulla barriera corallina in quanto pare ci siano coralli particolarissimi e specifici di questa zona del pacifico. Inoltre le megattere sembra si fermino più a lungo in questa parte dell’isola e c’è maggiore possibilità di incontrarle.
Facciamo un giro sulla spiaggia, a destra c’è una piccola gru, simile a quella di Alofi, utilizzata dai diving per metter in acqua i loro gommoni direttamente dove il mare è più profondo e non c’è pericolo di urtare le teste di corallo.
Sotto le palme, poco prima che la costa risalga repentinamente, sono disposte alcune canoe. Parte di esse sono canoe moderne, costruite con la vetroresina, ma altre sono costruite con legno e corde.
Continuiamo il nostro giro, ammirando altre piccole insenature e baiette e fermandoci per un po’ sulla costa esposta ai venti predominanti, quella a Est. Nonostante Il vento non sia eccessivo, le grandi e gonfie onde oceaniche, non trovando alcuno ostacolo a fermare la loro corsa, frangono sulle scogliere di Niue con tutta la loro violenza, creando sbuffi di acqua nebulizzata che arrivano quasi a raggiungere la piazzola di sosta dove ci siamo fermati con l’auto.
Nel tardo pomeriggio siamo di ritorno ad Alofi. Qui ritroviamo gli amici di Cinnabar e Ondular seduti ad un tavolo del ristorante indiano per un aperitivo. Li raggiungiamo. Ci chiedono se abbiamo avuto modo di controllare le ultime previsioni meteo. Ovviamente no, rispondiamo, siamo stati a gironzolare per l’isola, le abbiamo controllate solo la mattina prima di iniziare il nostro tour e tutto sembrava ok.
Gli amici ci comunicano che le ultime carte mostrano un cambiamento significativo rispetto a quelle di 8 ore prima. Il fronte che tutti noi avevamo visto e che era previsto fra non meno di 4 giorni si è intensificato ed è adesso in arrivo per la sera dell’indomani, 12 Ottobre. Ciò comporta un’intensificazione del vento fino a 25 nodi e, quello che preoccupa maggiormente tutti, una sua rotazione da NW, quindi da W.
Questo significa una cosa sola: Niue non offre ALCUN riparo in queste condizioni meteo, dobbiamo scappare il più velocemente possibile e preferibilmente prima del pomeriggio di domani. Siamo molto delusi e frustrati da questa evoluzione degli eventi, avevamo programmato di rimanere almeno una settimana – il tempo concessoci dal quel dannato fronte – per poter godere il più possibile delle meraviglie di quest’isola. Invece adesso siamo costretti a mollare tutto in fretta e furia, senza aver avuto il tempo di fare praticamente nulla! No immersioni, no snorkeling! Che nervi!
Ce ne torniamo a bordo delle nostre barche tutti abbacchiati. Nel frattempo chiamiamo Niue Radio, chiediamo di organizzarci il processo di uscita dal paese per l’indomani mattina presto.
Al mattino appena svegli, siamo già tutti in piena frenesia. Visto lo scarso preavviso, per completare le pratiche di uscita dobbiamo recarci in aeroporto. L’ufficiale che incontriamo è super simpatico e non appena ci vede se ne esce con: “You guys are all leaving today! Bad weather coming right?” (Ve ne andate via tutti oggi ragazzi! Brutto tempo in arrivo, vero?). Essì caro amico ufficiale, brutto tempo in arrivo, purtroppo.
Terminate le procedure amministrative e con la nostra clearance in mano, restituiamo l’auto a noleggio, facciamo un po’ di spesa e ce ne torniamo in barca per prepararci alla partenza. Siamo già stanchi alle 11 del mattino!
Alle 13:30 molliamo il gavitello e ancora una volta volgiamo la prua verso Ovest, direzione Regno di Tonga – Vava’u. Cinnabar e Ondular hanno la nostra stessa destinazione mentre Hilma se ne va alle Samoa. Salutiamo Niue, abbiamo 250 miglia da navigare a tutta birra, inseguiti da uno stupido, maledetto fronte.