A 30 miglia Ovest di Bora Bora c’è un’isola poco conosciuta, un po’ fuori dalle consuete rotte battute dalle imbarcazioni e dai normali “giri” turistici. E’ piccolina, un gioiellino. La sua forma ricorda molto quella della sua sorella maggiore – tant’è che viene spesso soprannominata la “Piccola Bora Bora”. Fa parte delle Isole della Società e del gruppo delle Isole Sottovento.
Come Bora Bora, Maupiti ha una montagna al centro, il Monte Teurafaatui anch’esso un vulcano spento, e una incredibile laguna che la circonda. La laguna non è interamente navigabile a causa dei bassi fondali e del corallo che blocca il canale a Ovest e a Nord.
Non ci sono grandi resort o alberghi e i pochi turisti che arrivano su quest’isola sono ospiti nelle case dei locali o in piccole pensioncine a conduzione familiare. I polinesiani che vivono a Maupiti sono fra i più genuini insieme agli abitanti delle Tuamotu e, come vedremo in un post successivo, di Maupihaa.
Il villaggio principale si chiama Vaiea ed è situato a Est, la pass ‘Onoiau è a Sud – tendente al Sud Est – ed è una delle più pericolose che abbiamo mai affrontato. E’ ben segnalata, ma esposta al mare e ai venti predominanti, stretta e leggermente disallineata. ‘Onoiau non è da sfidare con leggerezza, anzi è proprio da NON sfidare. Le onde oceaniche si imbattono nella barriera e nei bassi fondali dell’isola e diventano enormi e frangenti, spingono da poppa, poi lateralmente con il rischio di intraversare la barca, perdere il controllo e fare una brutta fine.
In caso di brutto tempo, poi, non se ne parla neanche: è fondamentale aspettare che le condizioni meteo siano tranquille con venti inferiori ai 20kt e onde inferiori ai 2 metri. Questo vale sia in entrata che in uscita, sappiamo di barche rimaste “intrappolate” per settimane (chesfigaeh?)
Una volta calmato il vento che soffia per una settimana ininterrottamente sui 25/28 kt e che solleva un mare dai 3 ai 4 metri, dobbiamo aspettare tranquilli a Bora Bora ancora per 4 giorni prima di pensare di metterci in viaggio verso Maupiti. Nonostante la brezza cali al di sotto degli 8 kt, le onde rimangono molto grosse e la pass di Maupiti è off-limits.
Recuperiamo il numero di telefono di una signora che abita proprio sulla pass di Maupiti (è possibile trovare queste informazioni nel “The Societies Compendium” scaricabile dal sito di “Soggy Paws”) e che, con una gentilezza che ha dell’incredibile, risponde di buon grado alle telefonate dei vari “barcaioli” comunicando “live” le condizioni del passaggio. Le telefoniamo ogni mattina e ogni mattina per 4 giorni la risposta è: “ce n’est pas possible”.
Quando finalmente la signora ci risponde “OK demain matin”, ci rechiamo in gendarmeria con Raffaella e Giovanni di “Obiwan” e gli amici francesi Dominique e Frederic di “Cap a cap” per fare le pratiche di uscita dalla Polinesia Francese, indicando di voler sostare prima a Maupiti e poi a Maupihaa (è importante che venga trascritto sulle carte). Ci vogliono 24 ore prima di ottenere il documento di clearance da Tahiti, la meteo da zero vento per i successivi giorni, perfetto affinché la pass sia ancora più tranquilla.
Finalmente l’8 Settembre alle 7 del mattino lasciamo Bora Bora, usciamo dalla pass e dirigiamo verso Maupiti. La brezza è molto leggera, non riusciamo ad andare a vela, ma le onde lunghe sono ancora piuttosto gonfie, tanto da farci preoccupare un pochino.
La navigazione procede tranquilla, è una bella giornata, ogni tanto passa una nuvola un po’ più carica di umidità e finiamo sotto un breve piovasco. Tentiamo di pescare inseguendo gli stormi di uccelli marini che cacciano in superficie. Ma non becchiamo un tubazzo.
Verso le 13 siamo vicino alla barriera corallina di Maupiti e cominciamo l’avvicinamento. Non c’è praticamente vento, ma rimaniamo quasi pietrificati ad osservare grossi cavalloni frangenti che si abbattono violentemente sul reef, nascondendo alla nostra vista il canale di ingresso della pass. Non lo vediamo proprio! I fanali verde e rosso rimangono occultati dalle onde e dall’acqua polverizzata. “Obiwan” è davanti a noi di circa 300 metri, “Cap a cap” più indietro. Siamo costantemente in contatto via VHF. Con molta cautela “Obiwan” si avvicina, Raffaella ci chiama alla radio e ci comunica: “siamo allineati. Proviamo ad entrare”.
Rimaniamo in attesa mentre i nostri amici affrontano la pass. Li vediamo sparire letteralmente fra le onde, soltanto il loro albero rimane appena visibile sulle creste ribollenti. Poi una loro virata a 90° ci fa inorridire, come se avessero perso il controllo (scopriremo poi che è la normale rotta da tenere dentro il canale), ma poco dopo la Raffa ci chiama al VHF e ci dice “siamo dentro! Dovete allinearvi, dare motore a manetta e tenere la barca ben salda… e anche i nervi!”
AZZZZZ!! Con queste splendide premesse, ci prepariamo e cominciamo il vero e proprio avvicinamento fino a scorgere la meda che contraddistingue il punto preciso di allineamento. Viriamo e portiamo la prua verso l’ingresso del canale. Ci rendiamo conto di essere in mezzo ad un calderone ribollente, ondoni gonfi e minacciosi sollevano la poppa di Y2K e spingono, si abbattono sul reef e la risacca ci piglia al traverso. Non osiamo pensare a cosa doveva essere trovarsi qui in mezzo durante i giorni di ventazzo! Max dà manetta, Ale riprende con la videocamera e al contempo prova a dare istruzioni: “Non mi parlare, non mi parlare, ho da fare!” – Urla Max. Rimaniamo nel più totale silenzio, rotto soltanto dal fragore degli spruzzi d’acqua nebulizzata, dal rombo minaccioso delle onde che frangono, dal motore di Y2K che pompa e da qualche “Mado’ non ne usciamo vivi” e “Minkia!” sparato qua e là. Dopo i 5 minuti più lunghi della nostra vita, Y2K entra nel canale più interno e tutto si calma.
Rimaniamo sempre in contatto radio fino a quando anche “Cap a cap” entra indenne nella laguna. L’adrenalina cala, tiriamo un sospiro di sollievo, ci sentiamo tutti quanti come fossimo stati investiti da un TIR.
Una volta dentro, il nostro ancoraggio si trova a sinistra rispetto al canale, davanti a Motu Pitiahe. Diamo fondo vicino a Punta Tamaupiti su sabbia in circa 8 metri. Ci sono alcune teste di corallo cui prestare attenzione, in particolare una è davvero enorme e, mentre non è pericolosa per la barca in quanto molto profonda, può diventare una rogna per ancora e catena se ci si ormeggia vicino. Meglio stare alla larga.
Il posto è bellissimo, delimitato a Ovest e a Sud Ovest dalla barriera corallina. La vicinanza con la pass rende l’acqua trasparentissima, piena zeppa di vita. Presto anche “Obiwan” e “Cap a cap” sono ancorati accanto a noi, mentre una barca Neozelandese “L’Attitude Adjustment” è già sul posto, un Oceanis 46, sorellina di Y2K.
Le coordinate del nostro ancoraggio sono:
16°28,392 S; 152°15,042 W
E’ tuttavia possibile avvicinarsi ancora di più al motu tenendo leggermente la destra rispetto alla nostra posizione. C’è un esteso banco di sabbia libero da pericoli sui 5-6 metri di acqua ed è molto più ridossato.
La sera partono le consultazioni con le barche amiche perché c’è una cosa che nessuno di noi vuole assolutamente perdere di Maupiti: nuotare con le maestose Manta Ray, le mante giganti, uno dei nostri sogni più proibiti. Ogni mattina di ogni giorno, questi meravigliosi animali entrano nella laguna, percorrono il canale e si fermano in quelle che vengono denominate “stazioni di pulizia”. Si tratta di grosse teste di corallo in cui vivono i famosi pesci pulitori. Sono pescetti piccoli e affusolati che svolgono un compito fondamentale per la salute e il benessere di tante creature del mare, predatori compresi. Li liberano dai parassiti, pelle morta e avanzi di cibo entrando e uscendo dalla bocca e dalle branchie.
Le stazioni di pulizia sono proprio ai lati del canale di ingresso dell’isola, in direzione del villaggio di Vaiea, abbastanza vicino al nostro ancoraggio.
Le previsioni meteo sono buone, il tempo è bello. La mattina successiva siamo tutti pronti alle 8 con mute, pinne, maschere, boccagli e videocamere. A bordo dei nostri dinghy arriviamo in posizione e ci tuffiamo in acqua. Lo spettacolo cui assistiamo e viviamo nelle successive 3 ore è al di sopra di ogni nostra aspettativa.
Impazziamo letteralmente quando 5 o 6 esemplari di manta spuntano dal nulla, bellissime e maestose, sembrano davvero volare nell’acqua. Si avvicinano e cominciano a volteggiare sopra le teste di corallo in attesa dei pesci pulitori. Quando questi ultimi spuntano fuori, le mante si fermano, spalancano la loro bocca, aprono le branchie e estendono quelle protuberanze che hanno ai lati della testa che si chiamano – abbiamo studiato – pinne cefaliche. I pesci pulitori si catapultano sulle mante iniziando il loro lavoro.
Le mante sono mansuete e tranquille, le avviciniamo cercando di non spaventarle, riusciamo ad accarezzarle, a riprenderle da vicino, a nuotare immersi insieme a loro. Un’emozione UNICA AL MONDO!
Alcune sono più grosse delle altre, in alcuni casi la loro apertura alare supera abbondantemente i 3 metri. Rimaniamo talmente affascinati da ritornare a nuotare con le mante quasi tutti i giorni della nostra permanenza a Maupiti. A noi si uniscono mano a mano che arrivano nell’isola i nostri amici australiani Annie e Liam del catamarano “Gone with the Wind” e i tedeschi Birgit e Bernd di “Rebell”.
Dopo l’appuntamento quotidiano con le mante, andiamo a spiaggiarci sul Motu Tiapaa, vicino alle dune di sabbia bianchissima che delimitano Punta Tefara’ote. Ci riscaldiamo al sole in attesa che la nostra pelle raggrinzita per la troppa permanenza in acqua torni normale e ci godiamo una vista stupenda fra i colori della laguna e il verde della montagna.
Facciamo anche il giro completo dell’isola a bordo del dinghy, la laguna è piccola e non ci vuole molto a completarlo. Ci soffermiamo di più davanti al villaggio di Vaiea perché qui c’è un secondo ancoraggio praticabile e vogliamo capire come si sta. L’ancoraggio è facilmente raggiungibile, basta seguire il canale contraddistinto dai fanali verdi e rossi e percorrerlo tutto verso Nord fino a quando il basso fondale che ci si lascia a destra (a Est) non fa una specie di curva sempre verso destra. Qui si apre un’ansa piuttosto larga e, a parte i visibilissimi reef, l’area è piuttosto sgombra da pericoli. Attenzione a procedere ulteriormente verso nord perché il fondale degrada piuttosto rapidamente.
La zona è molto protetta, a ridosso di Motu Tuanai a Est e con la montagna e il villaggio a ovest, su un ottimo fondo di sabbia. Ci sono alcuni gavitelli gratuiti, ma dare fondo non rappresenta un problema. In caso di vento molto forte, questo ancoraggio è decisamente la scelta ideale.
L’unico appunto – se vogliamo chiamarlo tale – è il mare torbido a causa del molto sospeso presente nell’acqua.
I nostri amici di “Obiwan” decidono di cambiare ancoraggio e di trasferirsi proprio qui, davanti al villaggio, seguiti poi da “Cap a cap”. Noi, un po’ per pigrizia, un po’ perché con la meteo buona che si prospetta durante tutta la settimana, preferiamo continuare le nostre sessioni di snorkeling e nuotate con le mante nell’acqua trasparente vicino alla pass.
Una mattina lasciamo per una volta in pace le nostre amiche mante e, insieme a tutte le barche amiche che nel frattempo si sono unite a noi nell’ancoraggio, decidiamo di recarci al villaggio di Vaiea con l’intento di scalare il Monte Teurafaatui. La vista da lassù è spettacolare.
Lasciamo Y2K placidamente ancorata in compagnia di “L’Attitude Adjustment”, “Amaryllis II”, “Mi Vida”, “Rebell” e “Gone with the wind” e dopo una breve corsa in dinghy, ci incontriamo tutti al piccolo moletto di Vaiea.
Noi, Raffaella e Giovanni, Annie e Liam, Birgit e Bernd, cominciamo a percorrere il sentiero tortuoso che porta verso la vetta. A metà strada le cose si complicano, il sentiero si inerpica, la pendenza comincia a diventare “interessante”. Fa molto caldo e cominciamo a perdere “fiducia”, mettiamola così…
Dopo aver sputato qualche polmone qua e là, ci fermiamo su una specie di altopiano, mentre i più coraggiosi – chapeau a loro! – Giovanni, Liam, Birgit e Bernd, continuano indefessi fino a raggiungere la vetta.
I prodi proseguono, noi “scarsoni” ci godiamo la vista che, nonostante non spazi proprio a 360° come sulla sommità, è davvero spettacolare.
I prodi ci mettono un bel po’ prima di completare il percorso e di tornare indietro, così noi scarsoni ci diamo ai selfie e alle chiacchiere all’ombra delle frasche .
Dopo molto più di un’ora i ragazzi sono di ritorno dalla vetta. Li vediamo tutti abbastanza “provati” – parola gentile per non dire totalmente brasati – ma molto contenti per l’impresa. Con la scusa di farci vedere le fotografie dello spettacolare panorama che si ammira da lassù, si fermano una buon quarto d’ora per riprendere fiato.
La foto seguente l’ha scattata Giovanni – GRAZIE GIOVA per la gentile condivisione – proprio dalla sommità del monte. E’ chiaramente visibile la pass di Maupiti e le 5 barche, compresa Y2K che è la barca più al centro, all’ancora proprio dietro al motu. Una meraviglia !
L’avventura alla Indiana Jones ci mette fame e sete così una volta tornati al villaggio andiamo a mangiarci le specialità locali e a berci una buona Hinano bella fresca presso uno snack bar, lo Chez Mimi, affacciato sulla laguna.
Quando torniamo alle nostre barche siamo un po’ tutti sfatti e decidiamo che per il resto della giornata può anche andar bene così e che il massimo sforzo che possiamo pensare di portare avanti è piallarsi in pozzetto e assistere al solito, meraviglioso tramonto polinesiano bevendo un drink.
La mattina dopo approfittiamo della bellissima giornata e dell’acqua limpida per spazzolare un po’ la carena ed eliminare quel poco di alghetta che si ‘e’ formata durante le lunghe soste all’ancora in acque poco profonde fra Bora Bora e Maupiti. Nugoli di pescetti cominciano a girarci intorno sperando di recuperare un bocconcino, mentre le solite “ragazze” – le remore – sempre presenti in questi ancoraggi schizzano dappertutto come saette pronte a rubarsi le parti più succulente. Naturalmente il trambusto richiama loro, i soliti squali pinna nera di reef pronti sempre a “buttare l’occhio” chissà che ci scappi la cena
Poco dopo mezzogiorno, visto il cielo terso, il vento debole e le poche nubi è tempo di mettere via spazzole, bombole e boccagli in quanto Max dichiara ufficialmente il primo pomeriggio dedicato alla “dronata”, sì insomma, facciamo volare il drone.
Mentre noi prepariamo il tutto, i nostri amici tedeschi di Rebell salpano l’ancora e fanno rotta su Maupihaa. Ci rivedremo li fra qualche giorno, nel frattempo, quale occasione migliore per immortalarli dal cielo mentre escono dalla pass di Maupiti.
Lanciamo il drone da bordo e il risultato è rappresentato dalle immagini che seguono, praticamente parlano da sole.
Dopo 10 giorni a fare le cozze a Maupiti è tempo di proseguire, di volgere la prua ancora una volta verso Ovest. Il 18 di Settembre verso le 17 salpiamo l’ancora e ci dirigiamo versa la pass. Ci lasciamo alle spalle un altro piccolo pezzetto di Polinesia, un’altra incredibile isola dai colori pazzeschi, popolata da genti meravigliose che porteremo per sempre nel cuore.
Partiamo quasi tutti insieme, noi, “Obiwan”, “Gone with the Wind”, “Mi Vida”. “Rebell” è già per strada, “L’Attitude Adjustment” parte più tardi. La nostra destinazione è l’ultimo, ultimissimo avamposto in Polinesia Francese, l’atollo di Maupihaa, chiamato anche Mopelia. Maupihaa dista circa 100mn da Maupiti per cui dobbiamo affrontare una navigazione notturna.
Il vento è leggero e prevediamo una navigazione molto tranquilla. Non appena ci allineiamo per uscire dalla pass di Maupiti notiamo subito come le condizioni siano TOTALMENTE diverse rispetto al giorno del nostro arrivo. La temibile pass di Maupiti è un lago!
Non ci sono frangenti, non c’è tanta corrente, non c’è risacca. Uscire è un gioco da ragazzi.
Una volta fuori in Oceano, Maupiti si allontana di poppa ed è a questo punto che aumenta la nostra consapevolezza di dover presto lasciare le acque della Polinesia. “C’è ancora Maupihaa” – ci diciamo – cercando di ignorare il magone che ci opprime il petto.
Ci mettiamo in rotta e ci prepariamo per la sera e per la notte salutando Monte Teurafaatui mentre scompare all’orizzonte dietro la scia di Y2K.
Complimenti! Siete riusciti a fare quello che ho sempre sognato!
Grazie Riccardo. Mai smettere di sognare, i sogni possono realizzarsi come è successo a noi! 😊