Febbraio arriva quando meno ce lo aspettiamo. Pochi giorni per sistemare tutto quello che abbiamo accumulato in una stanza, fra pezzi di ricambio, pompe, cime, pezzi di motore, pezzi di dissalatore, radio SSB, nuovo modem pactor per la radio SSB, cavi. Scatoloni a perdita d’occhio.
Osserviamo inorriditi i tre borsoni pieni a tappo che giacciono sul pavimento pensando: “manca ancora il bosone che riempiremo con tutti i pezzi spediti a Los Angeles presso i nostri cari amici, non ce la faremo mai… ”
Invece ce la facciamo, noi, le nostre panze, le nostre chiappe lievitate a livelli indicibili dopo 5 mesi di permanenza in Italia e i tre borsoni, da Linate fino alla prima tappa, Los Angeles come dicevamo.
E sì, perché stavolta per non ammazzarci facciamo uno stop negli States, andiamo a trovare il nostro amicissimo Lorenzo “il Lippa” e la sua famiglia e ne approfittiamo per un giretto della California fino a San Francisco.
Il Boeing Air France ci porta dall’altra parte dell’oceano Atlantico in poco meno di 10 ore – e pensare che con Y2K ci abbiamo messo 18 giorni dalle Canarie a St. Lucia – atterriamo a Los Angeles, clima mite sui 22 gradi.
Rivediamo Lippa dopo 12 anni, una gioia incredibile ritrovarsi dopo così tanto tempo. Lorenzo ci porta in giro, fra colazioni assurde tipiche USA e cene a base di BBQ ribs (da Gus’s BBQ sono il TOP!) che noi adoriamo. Panze e chiappe aumentano. Come aumentano i borsoni, siamo a quota 4. Composizione: mezzo borsone di magliettine nuove e souvenir dagli States per noi; 3 borsoni e mezzo per Y2K… Signora esigente la nostra
Noleggiamo un’auto e ci giriamo Los Angeles, gli Universal Studios, Hollywood, Walk of Fame, Hollywood Boulevard, Sunset Boulevard, Malibu’, Santa Monica, Santa Barbara, Big Sur, Carmel, 17 miles way, ed infine San Francisco. Il Golden Gate Bridge ci lascia senza parole, la baia di San Francisco è qualcosa di indescrivibile.
Si viaggia sulle Freeway – possiamo definirle come autostrade, ma non si paga il pedaggio – a 110 Km/h quando va di lusso e fuori dai grandi centri non c’è praticamente anima viva. La California è una gran bella storia, ci piace tantissimo.
La mattina del giorno della partenza per Tahiti, prevista per quella sera tardi, Air France ci comunica che per non ben precisati motivi (leggi sciopero) il nostro volo è stato cancellato e riprogrammato per il pomeriggio del giorno successivo. Questo ci sballa un po’ i nostri piani e dobbiamo riorganizzare il pernottamento a Tahiti e il volo interno. Dopo smadonnamenti vari, ci risistemiamo e ci godiamo un altro giorno a LA con Lorenzo.
Poi, finalmente, noi, le panze, le chiappe e i 4 borsoni ci imbarchiamo sul volo che attraversa il Grande Oceano. 8 ore e trenta minuti ci separano da Tahiti. Atterriamo sull’isola in tarda serata. Qui non ci sono i finger, si va a piedi. Si apre il portellone e BAM! Umidità 90%, 33 gradi. I jeans ci si appiccicano alla pelle e facciamo fatica a respirare. 5 mesi al freddo e all’aria secca e asciutta hanno fatto dimenticare a noi e ai nostri corpi il clima dei tropici. Letteralmente arranchiamo giù per quella scaletta fino all’aerostazione, sudati marci fino all’osso, poi ecco: profumi, suoni, fiori e vegetazione lussureggiante. Donne e uomini che sorridono “IA ORANA!”. Ricordi che affiorano all’improvviso come flash dall’angoletto del nostro cervello dove sono stati riposti per un po’.
Dobbiamo ancora aspettare prima di rivedere Y2K. Una notte a Tahiti e poi il volo interno per Raiatea, ma siamo tornati dall’altra parte del mondo.
WOW!!!