Sogni a Panamà

Siamo in una sconosciuta località Italiana della riviera di Nord Est.

E’ una bella giornata con Ale mi trovo a fare spese in centro, prima al centro commerciale Multi Plaza, quello vicino al grattacielo Tower Bros, poi al mercato della frutta.

Abbiamo come sempre preso Uber per recarci dallo Yacht Club dove teniamo la nostra barca, ma questa volta l’autista era scortese, è la prima volta che ci capita, musica troppo alta e fastidiosa, aria condizionata esagerata e quando l’abbiamo fatto notare ha sì acconsentito ad abbassare sia la musica che l’aria condizionata, ma ha sbuffato, sicuramente gli lasceremo un feedback negativo.

Non mi piace molto venire al Multi Plaza, lo trovo troppo grande e dispersivo, ma Ale ha bisogno di comprarsi delle nuove canottiere, dei Top come dice lei, ed un paio di sandali che qui aveva già visto.

Mentre è all’interno di uno degli ennemila negozi di questo grande impianto commerciale, rimugino sulle ultime cose da farsi prima di prendere il largo, sono tante miglia da fare e rischio sicuramente di dimenticare qualcosa.

Ale dall’interno mi fa segno che ha quasi finito e che sta trovando ciò che cercava. Bene mi dico, almeno lei è a posto, devo ricordarmi ciò che sono sicuro di essermi dimenticato.

Sono certo che la parte delle vele, gli impianti, e tutto il resto è a posto. Sono un poco preoccupato per la riserva di gasolio, ma dovremmo farcela? c’è qualcosa che mi sfugge, ma non lo ricordo.

Mannaggia a me che non mi segno sempre tutto, ormai anche la mia testa comincia a fare cilecca, me lo diceva mio papà, vedrai alla mia età, devi sempre scriverti tutto, ho la sua immagine vivida impressa nella mente mentre scrive con una delle sue belle stilografiche sulla sua agenda ‘presidente’.

Ad ogni modo, mi verrà in mente, oppure non è così grave.

Entro in negozio per pagare, usiamo una carta di credito ricaricabile per evitare sorprese o clonazioni, le nostre della banca le teniamo nascoste per altre evenienze.

Andiamo quindi al mercato ortofrutticolo, prendiamo un po’ di frutta e verdura per la traversata, dobbiamo essere attenti a cosa prendere, alcune cose maturano più in fretta di altre oppure si conservano peggio, con il caldo di questi giorni poi sarà un’impresa mantenere per lungo tempo la frutta fuori dal frigorifero. Nonostante a bordo abbiamo due frigoriferi, non possiamo pensare di mettere all’interno 10kg di frutta e verdura. Così scegliamo accuratamente le arance e le mele da tenere nelle retine in quadrato, i pomodori e le zucchine in frigorifero, qualche melanzana, un po’ di banane. Insomma senza tediarvi sulla lista completa della spesa, riusciamo a riempire tre sacchi belli pesanti.

Sono un attimo distratto, Ale si arrabbia un pochino, perché non l’ho aiutata nella scelta della frutta, mi chiede a cosa sto pensando. Le confesso che sono in difficoltà, ho un pensiero fisso, sono sicuro di essermi dimenticato qualcosa di importante ma non so cosa. Giustamente lei mi fa notare che, se me lo sono dimenticato forse non era così urgente e che comunque mi verrà in mente prima di sera, altrimenti domani sarà troppo tardi e ci penseremo a destinazione.

Infatti domani dobbiamo partire continuo ad essere sicuro di aver dimenticato qualcosa di importante.

Accendo lo smartphone e apro la app di Uber, digito la destinazione, Yacht Club e un lampo, una scossa, un tremito mi percorre tutta la spina dorsale fino alla mano e torna indietro facendo salire una sensazione di calore prima al collo, poi alle guance ed infine alla fronte che immediatamente di imperla di sudore.

Tutto mi è venuto in mente, un fulmine a ciel sereno. Ma come ho fatto a non ricordarmene! Altro che appunto preso sull’agenda Presidente, altro che poco importante.

Oggi era il giorno della grande marea, 6mt sotto il normale livello, avrei dovuto spostare la barca all’esterno dello yacht club, oppure mettere i picchetti allo scafo per mantenerlo dritto.

Non ho fatto né l’uno né l’altro.

Nel frattempo arriva l’auto di Uber, chiedo ad Armando, l’austista, di fare il più velocemente possibile, ho una emergenza. Armando, tra una imprecazione e l’altra in veneto antico, tra un santo ed un martire, parte sgommando accontentandomi. Non sa che un po’ di idioma lo capisco e quindi comincia nella sua lingua ad insultare tutti i milanesi, comprendendo la nostra origine, dicendo che siamo sempre di fretta, che vogliamo sempre fare come vogliamo noi, che siamo arroganti insomma oltre ai soliti luoghi comuni ne aggiunge altre che non avevo mai sentito.

Faccio finta di nulla, basta che si muova.

Accenna un sorriso, forse imbarazzato, con lo sguardo da punto di domanda, forse ha capito che io intendo ciò che dice. Mi chiede se voglio un po’ di musica. Gli rispondo che se serve per arrivare prima può fare ciò che vuole.

Schiaccia un pulsante e dal centro del cruscotto esce in orizzontale uno schermo, che dopo pochi secondi, con un rapido ma sicuro movimento, si dispone verticalmente per acconsentire la visione.

E’ enorme, occupa parte della visuale del parabrezza, ma Armando non ci fa caso. Con il suo ditino veloce clicca sul monitor per scegliere il ritmo desiderato.

Mi guarda dal retrovisore, accenna un sorriso malizioso, allora io guardo il monitor e vedo che sta scegliendo brani di musica latina: clicca su Bachata. Ok, me gusta.

Con un rapido movimento dell’indice verso l’alto seleziona il volume al 80%.

Quando il brano parte, le orecchie si tappano all’istante, un rumore assordante prende corpo dalle 20 casse acustiche rosse, blue e verdi che ho dietro di me, sul pianale dell’auto, non le avevo viste prima, forse erano nascoste ed un pannello stile James Bond le ha portate in fuori.

Come Armando sente il ritmo, preme sull’acceleratore, è pronto a scatenarsi, un po’ come se avesse attirato a sé la dama per il ballo. La macchina comincia a zigzagare per le 5 corsie del Cinta Costiera, batte il tempo a ritmo con il palmo della mano sul volante, suona il clacson e lampeggia con gli abbaglianti, sembra un tastierista.

Arriviamo allo Yacht Club in una nuvola di fumo e puzza di gomme e frizione.

Sono preoccupato, scendo al volo, prendo le borse della spesa e chiudo la porta in fretta.

Accidenti, l’ho chiusa in faccia ad Ale, che già era incazzata, adesso sarà una iena.

Torno indietro con un balzo felino, apro la portiera, mi prendo le ultime note musicali nelle orecchie, faccio scendere Ale, richiudo e ci precipitiamo verso la banchina.

La scena è da apocalisse.

Per 400 metri non c’è più mare. Centinaia di uccelli intenti a zampettare sulla battigia stanno facendo un banchetto a suon di piccoli molluschi che normalmente sono a loro inarrivabili.

Vicino alla riva, qualche gommone, due barche di pescatori ed un paio di derive, appoggiate sul fondo, e poi la vedo, Y2K sdraiata, l’albero orizzontale, una scena che non avrei mai voluto vedere.

Purtroppo l’albero non lo vedo tutto, finisce verso il bagnasciuga dove ci sono dei negozi di artigiani che lavorano per i clienti dello Yacht Club.

Quando mi avvicino con orrore scopro che la testa del nostro albero è finita all’interno del negozio di Rino Jack B. noto ex-pirata, oggi riconvertito in rigger di fama mondiale.

Normalmente Rino Jack B. è di buon umore, ma mi hanno detto di non parlarci assolutamente quando è di cattivo umore, potrebbe addirittura dare di matto e chissà cosa diavolo potrebbe fare. Non posso scegliere il momento e quindi devo per forza entrare non conoscendo il suo umore di oggi.

Ho la fronte sudata.

Ma che dico!

Sono fradicio di sudore, anche la maglietta ne è intrisa, sarà la differenza dei -18 gradi dell’auto del ballerino di Bachata e la temperatura esterna di 32 gradi oppure il timore di essere squartato da un ex-pirata.

Mi asciugo la fronte, per la maglietta non posso fare nulla.

Giro l’angolo e vedo l’albero di Y2K che entra dentro al negozio.

O mio Dio!

Speriamo non si sia rotto nulla, domani dobbiamo partire.

Non busso, la porta è spalancata e parzialmente occupata dal mio albero. Mentre entro vedo con la coda dell’occhio che devo verificare l’attacco della trinchetta, ha due rivetti da sostituire.

Chiedo permesso, Rino Jack B. mi si avvicina, prima con circospezione, poi mi riconosce e mi grida “Vieni avanti Brò, gran bell’albero il tuo! Occhio che devi cambiare due rivetti sull’attacco della trinchetta!”

WOW è in buona, meno male.

Mi prodigo in mille scuse, accenno alla mia distrazione per via della partenza.

Ma Rino Jack B. non fa una piega, mi dice: “Non ci sono problemi, meglio l’albero in negozio che in c#.”

—-

Mi sveglio, sono le 2.30 del mattino, siamo allo Yacht Club di Panama.

Fa caldo, sono sudato, il sogno mi ha fatto venire un terribile dubbio, oggi c’è la Super bassa marea.

Controllo il profondimetro, 2,30mt, ok stiamo ancora galleggiando e ormai la bassa marea è passata.

By Max

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Unknown
7 anni fa

gà dal nome Jack la dice tutta!! lo squartatore

Giuliana Ciacchi
7 anni fa

MAAAAXXXXX!!!!Ci hai fatto star male fino alle ultime due righe !!!!!