Non raccontiamo in questo post i tre giorni di traversata Grenada – Bonaire e i vari accadimenti più o meno piacevoli (abbordaggi, temporaloni et similia), lo abbiamo già fatto QUI, QUI e QUI.
In questo post, invece, raccontiamo solo le meraviglie di un’isola a noi totalmente sconosciuta e che ci ha stordito per la sua selvaggia bellezza e per il suo mare così trasparente e cristallino.
Bonaire fa parte del gruppo di isole denominate ABC – dalle iniziali dei loro nomi – sono le Antille Olandesi, situate più o meno a 50 miglia a Nord del Venezuela, Aruba quella più vicina alla Penisola De Paraguana a sole 13 miglia circa. Godono di un clima particolarmente secco per essere ai tropici grazie alla loro posizione geografica, una fascia in cui nuvole, umidità e pioggia non arrivano quasi mai.
I mesi estivi a queste latitudini corrispondono al periodo delle piogge. Ecco, noi siamo passati da Grenada in cui l’umidità si taglia con il coltello e ci vogliono a volte i tergicristalli per camminare, a Bonaire: ultimo piovasco, Dicembre 2015 (!!!!).
Bonaire è una vera attrazione per i propri fondali, è il paradiso delle immersioni e le autorità locali sono particolarmente severe nel preservare questa condizione. Il parco marino di Bonaire è uno fra i più restrittivi che abbiamo mai visitato. NIENTE àncora, DA NESSUNA PARTE. Si può sostare in boa solamente nella riparatissima baia di fronte alla capitale dal nome impronunciabile, Kralendijk. Vietata qualsiasi forma di pesca con il fucile, anzi, quest’ultimo DEVE essere consegnato alle autorità doganali al momento delle pratiche di ingresso, insieme a pistole, bazooka e bombe a mano.
La baia di Kralendijk è sul lato ovest dell’isola, protetta dagli alisei costanti e da eventuali onde di risacca da tutta Bonaire (a Est e a Nord). L’isolotto Klein Bonaire a Ovest, offre un ulteriore riparo dal mare, nonché uno spettacolare sito per snorkeling e diving.
Il sistema di boe di Bonaire è molto particolare. Le cime sono agganciate ad un grosso chiodo avvitato sul fondo marino o ad un enorme corpo morto. La particolarità sta nel fatto che dal chiodo e dal corpo morto partono DUE cime separate, quindi doppia sicurezza per la barca. L’estremità opposta delle due cime, munita di redancia, rimane in superficie grazie a due galleggianti dai colori ROSSO e BIANCO. Per ormeggiarsi bisogna recuperare entrambe le cime, infilare le PROPRIE CIME (non portare a bordo quelle fissate al fondo, quelle con i galleggianti per intenderci !) nelle redance e assicurare la barca.
Vedere particolare nella foto sotto.
Una volta sistemati con le boe, cominciamo a renderci conto di cosa davvero è quest’isola e del perché la regolamentazione dell’area marina protetta è così severa. Praticamente le barche sono su un reef che sprofonda nel blu più assoluto! Non c’è bisogno di andare chissà dove, è sufficiente tuffarsi dalla scaletta della propria barca per trovarsi in mezzo ad un acquario. La visibilità è incredibile! Coralli dappertutto! Colori e riflessi baluginanti, pesci ovunque.
Intorno all’isola sono presenti altri gavitelli, ma sono solamente giornalieri. La baia di Kralendijk è l’unico luogo in cui è possibile sostare di notte con la barca. Durante il giorno è possibile spostarsi ovunque, ma la notte la si deve passare di fronte alla città. Con Lori e Carlo ce ne andiamo a fare le pratiche di ingresso ancora mezzi increduli, pratiche che sono totalmente gratuite, gli ufficiali sono cortesissimi e gentilissimi. ATTENZIONE: ripetiamo, se si ha un fucile subacqueo a bordo, è cosa buona consegnarlo agli ufficiali. Verrà restituito alla partenza. Se la guardia costiera olandese viene a bordo per controlli – e può succedere, Amaltea ha subito un controllo appunto – e scoprono il fucile, possono essere rogne.
Il costo per l’ormeggio alle boe è poco più di 10 USD a notte, davvero un nulla considerato il posto.
La tariffa si paga presso la direzione dell’Harbour VIllage Marina di Bonaire. Da notare, forse UNICO caso al mondo nella nostra limitata esperienza, nel momento in cui si decida di andare via prima, vengono restituiti i soldi delle notti non godute!
Con l’equipaggio di Amaltea ci eravamo detti – ‘ma si, stiamo un paio di giorni a Bonaire e poi via’ – ci siamo rimasti 15 di giorni a Bonaire!!!!
Non esiste un vero e proprio dinghy dock, ma il Karell’s Beach Bar offre agli yacht la possibilità di ormeggiare i propri tender al suo pontile. E’ un pochino scomodo perché è alto, ma un drink e una birretta in terrazza aiutano a superare il problema
Ci affittiamo uno scooter prima e un’auto dopo, la giriamo in lungo e in largo, visitiamo il Washington-Slagbaai National Park – un’esperienza unica. Ce ne andiamo sulla costa sopravvento, visitiamo le enormi saline, forse fra le più grandi al mondo, ci tuffiamo in baie di acque turchesi e nuotiamo con i più grandi pesci pappagallo visti finora.
Visitiamo il santuario degli asinelli, un vasto appezzamento di terra rilevato da una signora olandese, tale Marina Melis, nel 1993 e che ospita molti degli asinelli di Bonaire. Gli asini costituivano il principale mezzo di trasporto e l’ausilio per le poche coltivazioni e per la raccolta del sale sull’isola. Con l’avvento dei motori, gli animali sono stati soppiantati e abbandonati a se stessi. Molti malati o feriti morivano costituendo anche un problema sanitario per Bonaire. La signora Melis ospita, cura, sterilizza, nutre circa 600 dei circa 1000 asinelli presenti in tutta l’isola. Gli abitanti di Bonaire contribuiscono portando al santuario gli animali che trovano feriti o male in arnese. Qui vengono curati, rifocillati e rimessi in libertà. L’ingresso al santuario costa 14 USD e la tariffa viene interamente destinata agli animali, dal cibo al veterinario.
Le parole non rendono, meglio le foto, questo post, infatti, vuole essere una galleria fotografica dedicata alla bellezza di Bonaire.
Kralendijk
Sotto la “pancia” di Y2K
Snorkeling all’isolotto di Klein Bonaire
Santuario degli Asinelli
Washington-Slagbaai National Park
Playa Wayaka
A zonzo per Bonaire