Ormai è la fine di Luglio, è in arrivo il periodo più intenso per quanto riguarda la possibile formazione di cicloni tropicali in Atlantico. I mesi di Agosto e Settembre sono i più “caldi”. Nell’emisfero nord, gli uragani, una volta formati, solitamente procedono su una traiettoria Ovest, Nord-Ovest per la forza di Coriolis causata dalla rotazione terrestre. Non si dovrebbero spingere più a sud di lat 11°N. Non si “dovrebbero”, appunto, perché poi alla fine stiamo parlando di eventi meteorologici che hanno anche delle eccezioni. Occhio alla penna sempre !
Abbiamo una routine mattutina, pomeridiana e serale, consultiamo sempre con molta attenzione il NOAA e tutti gli sviluppi delle molte onde tropicali, o tropical waves come si chiamano qui, che in questo periodo si susseguono con costanza, una ogni 3/4 giorni circa.
Alcune sono innocue e portano solo nuvolosità e qualche piovasco, altre sono più cattivelle e si trascinano dietro fronti temporaleschi anche forti e repentini cambi di vento. E’ fondamentale per noi capire se l’Oceano Atlantico e/o il Mar dei Caraibi offrano condizioni favorevoli affinché queste onde tropicali si trasformino in cicloni (tempeste tropicali o nel peggiore dei casi uragani). Temperatura dell’aria e dell’acqua, umidità, vento forte o meno forte, polvere sahariana in quota sono tutti elementi la cui assenza/presenza è determinante.
Dopo mesi di studio e di letture, siamo quasi diventati “bravi” nel consultare e interpretare le carte meteo e le previsioni del NOAA. Per ogni onda tropicale “soffiata” fuori dal continente africano dai monsoni sahariani e per ogni “tropical disturbance” generata, i meteorologi del NOAA stimano la percentuale di “trasformazione” in ciclone: bassa, media, alta. Approfondiremo più avanti in un post specifico, sta di fatto che mai come adesso la nostra attenzione a qualsiasi evento meteo è stata così alta.
Stiamo raggiungendo le così dette latitudini più sicure, in cui il rischio di avere a che fare con uragano è statisticamente inferiore. Grenada è situata all’estremità sud della zona di traiettoria degli uragani, tuttavia non ne è fuori completamente, tanto che l’uragano Ivan, che ha colpito l’isola nel Settembre 2004, è la prova evidente del fatto che non si può mai abbassare la guardia.
Lasciamo a poppa Union e lo Stato di St. Vincent e le Grenadine, la nostra prossima destinazione è Carriacou, isola appartenente allo Stato di Grenada. Nella città principale di Carriacou, Hillsborough, è possibile effettuare tutte le pratiche di ingresso in quanto è un Port of Entry.
E’ mattino presto e percorriamo piuttosto in fretta le circa 8 miglia che ci separano dalla meta. Entriamo nell’ampia baia di Hillsborough e cerchiamo un posto dove ancorare il tempo necessario per la burocrazia.
Hillsborough è un ancoraggio piuttosto aperto per quanto riguarda l’onda di risacca, si rolla parecchio ed è poco confortevole. La spiaggia e la cittadina sono molto carine.
A terra sbrighiamo custom &immigration al costo di EC 20 per l’immigrazione e EC 91,25 per le spese doganali. Acquistiamo la SIM telefonica locale, questa volta siamo con Digicel, e ce ne torniamo a bordo.
Salpiamo l’ancora e ci dirigiamo verso un piccolo isolotto, Sandy Island, situato a Ovest di Hillsborough. Sandy Island è una minuscola lingua di sabbia bianca con una fila di palme e niente altro. E’ un’area marina protetta e ci sono delle boe, ma per quanto ci è stato detto i ranger non passano sempre a riscuotere il prezzo dell’ormeggio. Il costo per una notte è di EC 25.
Troviamo qualche boa libera, ne prendiamo una che sembra davvero in ottimo stato (abbiamo l’abitudine di controllare SEMPRE i gavitelli che utilizziamo, grilli, redance, cime, eventuali corpi morti, catene) e ci sistemiamo.
Sandy Island ci piace subito moltissimo. Il mare è trasparente, la spiaggia di sabbia finissima, c’è un bellissimo reef intorno all’isolotto che offre ottimi spunti per numerose esplorazioni. Il posto è tranquillo, niente caos. Unico appunto: data la distanza dall’isola maggiore Carriacou – circa un miglio e mezzo, con Aliseo sostenuto da Est, Nord-Est si crea un certo fetch, un’ondina un pochino fastidiosa che fa sbattere un po’ la prua.
Per il resto è un posto molto bello e vale veramente la pena sostare qualche giorno. L’isolotto si esplora in 5 minuti, nella costa esposta c’è una polla di acqua creata dal mare che si insinua fra i coralli della barriera, penetra all’interno e fuoriesce nel bel mezzo della sabbia.
L’acqua nella polla non è caldissima perché c’è molto ricambio, rimaniamo a mollo a goderci il panorama e i tuffi, goffi e rumorosi dei tanti pellicani a caccia che popolano questa zona.
Ce ne andiamo in giro per il reef con pinne, maschera e boccaglio. Se vogliamo proprio dirla tutta, ne abbiamo visto di più belli e di più colorati, tuttavia c’è sempre un pesce di barriera dal brillante colore rosso fuoco e un File Fish pronti a suscitare il tuo interesse, oppure un banco infinito di minuscoli pescetti – vittime predestinate dei pellicani – che ci circondano totalmente facendoci perdere l’orientamento.
Alla fine ce ne stiamo attaccati alla boa per 3 giorni e i ranger del parco si fanno vedere solamene per l’ultima notte. Paghiamo solo 25 EC. Un colpo di fortuna ogni tanto non guasta proprio
Pur controvoglia, lasciamo Carriacou e Sandy Island e percorriamo le circa 30 miglia che ci dividono dalla grande isola di Grenada. Siamo con randa e genoa, con un bell’Est sui 13 nodi che accelera nel canale fra le isole.
Siamo impazienti di arrivare, ci aspettano degli amici che non vediamo da tanto tempo, Giuliana e Roberto del Paddy Boy. Ricordiamo ancora, quel giorno di 3 anni fa, al marina di Porto San Rocco. Giuliana e Roberto partivano per la loro grande avventura e noi festeggiammo con una mega grigliata tutti insieme alla loro salute e alla salute del Paddy Boy.
I nostri amici ci aspettano ancorati nella baia di Saint George, noi però vogliamo prima fare una capatina al Moliniere Point, a quanto pare è un sito di immersione piuttosto interessante, ci sono anche delle sculture sottomarine, e vogliamo esplorarlo. Il sito è chiamato Grenada Underwater Sculpture Park ed è praticamente la prima galleria artistica sottomarina al mondo.
Navighiamo lungo la costa Ovest di Grenada, direzione sud fino al primo pomeriggio. Alle 14 raggiungiamo la nostra destinazione e ci ormeggiamo ad una delle numerose boe installate dai ranger del parco marino di Moliniere Point.
La piccola baietta è suggestiva, mare smeraldo, spiaggettina, palme e alberi verdissimi. C’è un piccolo villaggio nell’insenatura più a sud, Grand Mal Bay, e un grande pontile dove attraccano le navi per scaricare il loro carico.
Ci facciamo una bella nuotata e rimandiamo l’esplorazione al sito all’indomani mattina con condizioni di luce migliori. Siamo perfettamente ridossati e la sera c’è calma di vento. Nessuno viene a chiederci nulla per il pernottamento in boa. Dormiamo come ghiri.
Il giorno dopo, sveglia di buon’ora. Ci armiamo di tutta l’attrezzatura e ci tuffiamo. In effetti il sito è particolarissimo: sul fondo sono installate diverse sculture che rappresentano vari soggetti o che hanno un significato particolare. Ciascuna scultura ha una sua storia ed è stata installata in tempi differenti. La natura poi fa il suo corso ricoprendo la pietra e creando differenti habitat sottomarini.
Ci immergiamo circondati da un numero impressionante di pescetti e cominciamo ad esplorare da vicino le sculture. In particolar modo ci piacciono molto il Cristo degli Abissi e Le Vicissitudini, un gruppo di giovani che si tengono per mano come per creare un girotondo.
In tarda mattinata lasciamo il sito e ci muoviamo in direzione sud, verso la grande baia di Saint George’s, la capitale di Grenada. Subito avvistiamo Paddy Boy e partono i saluti. Il comitato di benvenuto di Giuliana e Roberto ci fa venire i lucciconi! Eccoli a bordo del loro tender, raggiungono Y2K velocemente, indossano buffi cappelli e portano una bottiglia di spumante da bere alla nostra salute. Si sbracciano, si affiancano a Y2K con due sorrisoni smaglianti. Sono bellissimi e siamo contentissimi di rivederli.
Tutti a bordo di Y2K per un breve brindisi a noi, ai Caraibi e alle nostre reciproche avventure per mare.
La baia di Saint George’s è molto ben protetta, ma è rognosetta per quanto riguarda l’ancoraggio. Il fondo è roccioso e bisogna smadonnare parecchio per trovare la giusta chiazza di sabbia. Anche perché in alcuni casi lo strato di sabbia è sottilissimo e al di sotto… di nuovo roccia ! Abbiamo qualche difficoltà a beccare il punto giusto, di stare all’ancora con la delta “leggiadramente” coricata sui sassi non ci passa manco per la testa. Alla fine Ale si arma di pinne e maschera e parte alla ricerca della “chiazza giusta”, quella in cui la sabbia è morbida e bella profonda.
La troviamo finalmente, più a sud, ritentiamo l’ormeggio con successo. La nostra delta adesso è tutta sotto, siamo soddisfatti. Per quanto abbiamo potuto vedere, le “chiazze giuste” si trovano sotto costa, più vicino all’ingresso della laguna di Saint George’s e in genere sono le prime ad essere subito “occupate”
Giuliana e Roberto sono a Grenada da un po’ e ci fanno da ciceroni indicandoci i luoghi di principale attrazione della città: i migliori supermercati, i migliori negozi di frutta e verdure, accessori, lavanderia, etc.
Durante la nostra permanenza a Saint George’s conosciamo anche una coppia di Bergamo con cui leghiamo immediatamente: Lori e Carlo con la loro Amaltea un Bavaria 41 che come Y2K ha attraversato l’Atlantico nel Novembre 2015. Amaltea ha partecipato alla ARC+, la tratta Gran Canaria – Santa Lucia passando da Capo Verde.
Con Lori e Carlo è amore a prima vista, diventiamo praticamente inseparabili, trascorriamo bellissime giornate a ridere e scherzare insieme, ma anche a parlare di “robe tecniche” e a scambiarci idee e soluzioni per le rispettive barche. Faremo “coppia” fino a Curacao, e poi chissà…
Giuliana e Roberto, insieme ad altre due imbarcazioni, il catamarano olandese Bella Ciao e il Bavaria tedesco Rebel, decidono di partire in flottiglia e visitare Los Roques e Las Aves. Noi e l’equipaggio di Amaltea non ci uniamo a loro, vista la situazione in Venezuela non ci sentiamo così temerari.
I nostri amici ci salutano, ci rivedremo alle isole “ABC”. Noi rimaniamo a Grenada ancora qualche giorno, insieme a Lori e Carlo. Facciamo il bucato utilizzando la lavanderia a gettoni dello Yacht Club Grenada, facciamo la spesa, compriamo qualche ricambio da Island WaterWorld di Grenada.
L’arrivo di una brutta perturbazione, l’ennesima onda tropicale, sconvolge un pochino i nostri piani che erano di stare tranquilli all’ancora a Saint George’s ancora per qualche tempo. Il vento gira bruscamente, si mette da Ovest rendendo l’ormeggio completamente scoperto e si intensifica fino a 13 kt. Il sole sta tramontando. Ci consultiamo con Amaltea, decidiamo di passare la notte in marina.
Lo Yacht Club Grenada le cui tariffe sono decisamente popolari, non ha posto, ci rimane Port Louis Marina, molto più attrezzato, ma anche molto più caro.
Ci mettono all’inglese, uno infila all’altro. Per una notte paghiamo 160 EC… molto. Durante la sosta in marina Carlo e Max fanno la spola dal distributore di gasolio con le taniche e così facciamo anche il pieno per Y2K e per il fuoribordo del dinghy.
Il giorno dopo scappiamo via dal marina, la meteo non è bella, ma almeno l’aliseo si è normalizzato.
Facciamo rotta verso il sud di Grenada, vogliamo visitare Prickly Bay e aspettare qui il momento giusto per percorrere le 385 miglia che ci dividono dalla prima delle isole “ABC” che toccheremo, esattamente la “B”, Bonaire
Navighiamo insieme ad Amaltea e ci becchiamo subito un bel groppo degno di tale nome con pioggia torrenziale, visibilità zero e vento sui 30 nodi. Raggiungiamo Prickly Bay nel primo pomeriggio e subito ci viene voglia di tornare indietro a tutta manetta ! Il fronte appena passato ha lasciato una terribile onda lunga che entra sparata nella baia e crea una fastidiosissima risacca. Le numerose barche presenti rollano paurosamente. Cerchiamo un posticino per dare ancora, la zona con fondali “umani” è tutta piena, quella con fondali profondi è un casino perché ci sono diversi campi boe.
La baia è piuttosto affollata perché a terra c’è un bel villaggio con tutti i servizi principali, bar, ristoranti, market, posta, inclusa Dogana e Immigrazione, molte imbarcazioni sono ferme da molto tempo, con ogni probabilità passano qui la stagione degli uragani.
Facciamo un paio di giri, non troviamo un tubo di niente. OK… ci pigliamo la boa. Anche Amaltea non ha fortuna e si ormeggia al gavitello poco distante da noi.
Si rolla parecchio, ma l’aliseo dovrebbe ritornare bello fresco da Est e “stirare” quindi il mare già nella notte. Lo speriamo tutti.
Finisce Luglio, inizia Agosto. Consultiamo le carte meteo. Il 4 di Agosto e i successivi 3/4 giorni pare siano la finestra ideale per la nostra traversata verso le “ABC”. Aspettiamo il giorno della partenza fra cenette a bordo e serate esilaranti trascorse con Lori e Carlo.