La nostra navigazione verso sud prosegue con una sosta solo per la notte a Rendez Vous Bay, isola di Montserrat, circa 54 miglia a SE di Nevis.
Ci arriviamo alle 4 del pomeriggio dopo una navigazione di bolina priva di eventi. Montserrat, territorio Britannico di oltremare, è un’isola la cui forma ricorda vagamente una pera, ha un vulcano, il Soufriere Hills, rimasto dormiente per un lungo periodo, ma che si è risvegliato intorno al 1995 devastando gran parte della parte meridionale dell’isola, inclusa la capitale Plymouth rimasta parzialmente sepolta.
Le eruzioni vulcaniche si sono susseguite nel corso degli anni seguenti rendendo la costa meridionale di Montserrat inabitabile. Gli abitanti si sono trasferiti sulla costa settentrionale e qui si svolgono tutte le attività sociali e amministrative. Il vulcano è tutt’oggi monitorato con estrema attenzione ed esiste una “exclusion zone”, una zona di interdizione, fino a 2 miglia dalla costa.
L’unica spiaggia sabbiosa di Montserrat si trova a Rendez Vous Bay, il mare è super trasparente e le coste della baia ricordano vagamente la nostra Ponza. Ci sarebbe piaciuto approfondire la conoscenza di quest’isola, ma le condizioni meteo non sono ideali – abbiamo onde di risacca provenienti da nord per le quali Montserrat offre ben poco ridosso – inoltre vogliamo dirigerci a sud il più velocemente possibile.
Passiamo soltanto la notte, l’indomani mattina all’alba siamo già in viaggio verso l’arcipelago delle isole Les Saintes, in Guadalupa.
Purtroppo la giornata è pessima, tutta un susseguirsi di groppi e temporali che ci “allietano” fino alle coste della Guadalupa. La grande isola è totalmente ricoperta da una spessa coltre di nuvoloni neri, noi ci becchiamo un po’ di tutto: dai classici acquazzoni con associato ventone, alle calme totali. Continuiamo accendi/spegni motore, avvolgi/svolgi il genoa, “dupalle” astronomiche.
Nel tardo pomeriggio, finalmente, il calvario finisce e raggiungiamo Le Saintes (QUI il link al precedente post). Ci dirigiamo verso il campo boe nella baia di Terre-De-Haut, che conosciamo molto bene. Qui ci aspettano Sabrina e Giancarlo di “Youth”, siamo ansiosi di rincontrarli dopo tanti mesi e non vediamo l’ora di trascorrere un po’ di tempo con loro. Non appena sbuchiamo dalla punta sud di Ilet Cabrit, ecco Giancarlo pronto sul tender per aiutarci con le cime.
Una volta sistemati, gli abbracci e i baci sono di rito, come sono di rito le varie cenette ed evaporazioni a bordo di Y2K e dello Youth
Rimaniamo tre giorni a Terre-De-Haute, passiamo il tempo girando l’isolotto a piedi, visitando le diverse spiagge, ammirando i bellissimi tamarindi in fiore e approfittando delle baguette
Il 3 giugno lasciamo Les Saintes e insieme allo Youth facciamo rotta su Portsmouth, in Dominica, altra nostra vecchia conoscenza (QUI il precedente post dedicato). Navighiamo di bolina con un bel E-SE sui 15/18 nodi e con un bel mare formato. Vicino alle alte coste della Dominica il vento accelera e ci pigliamo un paio di rafficoni ben piazzati. Giustamente, proprio sotto una raffica sui 27 Kt e mentre Y2K schizza via veloce di conseguenza, il mulinello canta e abbocca qualcosa di enorme. E giustamente il nostro vecchio mulinello che non ne ha più si incricca, autodistruggendosi, proprio mentre lottiamo per tirare a bordo il misterioso mostro. Tentiamo il recupero manuale, ma, giustamente, il mostro si slama e se ne va… non era destino
Nel tardo pomeriggio sbuchiamo nella bellissima baia di Prince Rupert Bay e veniamo accolti dai fantastici ragazzi dei P.A.Y.S. (Portsmouth Association of Yacht Security) che ci indicano a seconda di come vogliamo ormeggiarci, il posto dove ancorare o il gavitello da agguantare.
Y2K e Youth si ormeggiano vicine alla boa e ancora una volta ci godiamo l’incredibile natura che bacia quest’isola rigogliosissima.
Ci fermiamo in Dominica una settimana nella quale, oltre a ritornare all’Indian River, grazie a Paul, guida locale indicataci dai P.A.Y.S., ci giriamo l’isola in lungo ed in largo. Paul ci porta sulla costa atlantica, ci fa visitare i villaggi dei locali, l’ultima comunità esistente sul pianeta dei Caribi, ci porta nelle piantagioni di banane, in una fabbrica artigianale di cioccolato, ci mostra le bacche di cacao, le piante di cannella, di noce moscata, di ananas, di cocco.
Ettari ed ettari di piantagioni di mango, papaia, frutto del pane. E poi fiori di una bellezza incredibile, natura selvaggia, incontaminata e lussureggiante. In Dominica c’è tutta la frutta tropicale che si vuole, non importano nulla, esportano tanto nelle isole vicine, inclusa la più ricca Martinica.
Ci rinfreschiamo tuffandoci nelle fresche acque della cascata di Emerald Pool, circondati da una vegetazione tropicale fittissima e dalla foresta pluviale. Ci bagniamo nelle pozze e nelle vasche di acqua calda e solforosa che scaturiscono dalle sorgenti termali naturali.
Probabilmente la Dominica è quanto di più vicino alla comune idea di paradiso terrestre.
Grazie ai saggi interventi dei recenti governi, l’isola sta lentamente, ma inesorabilmente venendo fuori da una situazione di estrema povertà e micro-criminalità che contrasta enormemente con le ricchezze naturali di cui gode. Auguriamo di cuore ai Dominicani di perseverare e di riuscire nell’impresa.
Il 1° Giugno si apre ufficialmente la stagione degli uragani in Atlantico, noi il 10 di Giugno siamo ancora in Dominica, è tempo di muoversi alla svelta per raggiungere zone più sicure.
Lasciamo Prince Rupert Bay, sempre in compagnia di Sabrina e Giancarlo, e dirigiamo verso St. Pierre, in Martinica.
Passiamo solo una notte ancorati davanti alla spiaggia di St. Pierre, il giorno dopo siamo di nuovo in movimento. Ci spostiamo verso sud e andiamo ad ancorarci in un’altra baia che conosciamo benissimo, Grand Anse d’Arlets.
3 giorni di nuotate nel mare trasparente e poi altra tappa verso sud, a St. Anne, grandissima baia di fronte a Le Marin. Qui ci prepariamo, prendendo accordi con il porto, per una sosta al Marina Du Marin. Dobbiamo far controllare il nostro generatore che ha un’antipatica perdita di olio. Probabilmente sarà necessario smontarlo tutto e noi già ci vediamo nel caldo infernale del porto per giorni, in attesa di pezzi di ricambio e di meccanici… SIGH !
Il 18 Giugno siamo ormeggiati al Marina Du Marin, nel caldo infernale come previsto, assaltati da nugoli di zanzare tigre che non schiattano manco con l’atomica. Anche Youth entra in porto, Sabrina e Giancarlo rientrano in Svizzera per qualche mese e lasciano la barca a Marin.
C’è poco lavoro perché la stagione è finita. Il meccanico arriva praticamente subito e comincia immediatamente a lavorare al nostro generatore. Come temevamo, dobbiamo far spedire alcuni pezzi di ricambio dall’Italia. La nostra sosta in porto si protrarrà per diversi giorni.
Ci consoliamo godendoci cenette con l’equipaggio di Youth, passiamo il tempo girovagando per Marin, acquistando generi alimentari altrimenti introvabili altrove, facciamo il bucato di settimane presso la enormissima e fighissima lavanderia a gettoni di Marin.
Ce ne andiamo a visitare la distilleria di rum La Mauny, una delle più famose dell’isola, un’esperienza che non avevamo ancora fatto.
Intanto iniziano gli europei di calcio, usiamo anche quest’occasione come diversivo per passare un paio di ore più o meno piacevoli – a seconda che l’Italia vinca o perda – al Kokoarum, fra un gelato e una birretta.
Ridendo e “sudando” passano due settimane, il generatore viene riparato “parzialmente”, purtroppo dovrà essere sbarcato totalmente (incubo !!!) e noi decidiamo di rimandare il lavoro fino a quando non saremo alle isole ABC.
Il 30 Giugno salutiamo i nostri cari amici Sabrina e Giancarlo, usciamo dal marina e ancoriamo per l’ultima notte in Martinica a St. Anne. Il mattino successivo si parte, prua ancora verso sud, destinazione Santa Lucia, là dove la nostra avventura caraibica ebbe inizio, quel fatidico 11 Dicembre 2015
Le carte in dettaglio sono state “catturate” dal sito Navionics.