Il giubbotto autogonfiabile, si usa perché è comodo da indossare. A differenza dei giubbotti tradizionali, è più piccolo, più leggero e in alcuni casi non impaccia in alcun modo i movimenti, inoltre ha il grande pregio di avere anche la cintura di sicurezza integrata.
A bordo di Y2K utilizziamo solamente giubbotti di salvataggio individuali autogonfiabili, non li consideriamo una dotazione obbligatoria imposta dalla legge, ma una dotazione per la sicurezza personale.
Da quando lo scorso anno abbiamo frequentato il corso di sicurezza ed emergenza in mare, la nostra visione di sicurezza è nettamente cambiata, così abbiamo anche cambiato ed ottimizzato le nostre attrezzature per adeguarle e se possibile migliorarle.
I giubbotti sono sempre a portata di mano, non li indossiamo sempre, ma ci siamo dati delle regole precise e ferree. Li indossiamo sempre di notte durante i turni quando siamo soli in pozzetto, di notte quando si esce dal pozzetto e poi sempre, di giorno e di notte, in condizioni di mare e vento difficili.
Tutti i nostri giubbotti sono dotati di:
- cintura di sicurezza integrata, per potersi attaccare con un ombelicale alla jack line;
- Ombelicale doppio a Y, una linea da un metro ed una linea da due metri con elastico;
- cinghie cosciali o inguinali per non far ‘salire’ troppo in alto il giubbotto quando si è acqua con il giubbotto gonfio;
- luce di emergenza ad accensione automatica a contatto con l’acqua;
- fischietto.
Acquistandoli negli anni, ne abbiamo modelli diversi. I primi due li abbiamo acquistati nel lontano 2005, modello Osculati 150N. Li avevamo presi senza cognizione di causa, si sono comunque rilevati ottimi e comodi, li abbiamo usati molto.
Nel 2008 con la nuova barca ne abbiamo presi altri due, Plastimo Optisafe da 150N, si sono rivelati molto belli, ma per Ale il modello risultava grosso e troppo ingombrante.
Nel 2011 abbiamo aggiunto due Spinlock Deckvest 150N, li abbiamo visti al corso di sicurezza ed emergenza, sono davvero compatti e leggeri e sono gli unici (che noi conosciamo) ad essere venduti in tre taglie e per Ale, che è minuta, è la soluzione perfetta.
Come funziona il giubbotto autogonfiabile ?
Il giubbotto si gonfia perché un sensore sensibile all’acqua fa scattare una molla di acciaio inossidabile. La molla agisce su un ago all’estremità della bomboletta perforandola. Immediatamente il gas fuoriesce dalla bomboletta e gonfia la cintura di salvataggio. La piena galleggiabilità viene raggiunta entro 4-5 secondi. I sensori più diffusi sono tre:
- Pastiglia di sale;
- Pastiglia di carta MK5 o MK5i;
- Sensore idrostatico Hammar.
I tre meccanismi sono tutti e tre molto collaudati e funzionano tutti egregiamente. Ognuno dei quali ha dei pro e dei contro.
Pastiglia di sale
Presente sui nostri giubbotti Osculati. E’ il sensore più economico, la pastiglia non ha scadenza, ma è molto sensibile all’umidità. E’ quindi necessario conservarli in luoghi non molto umidi altrimenti si rischia di trovarlo gonfio. Molti sconsigliano questo giubbotto ai prodieri che sono costantemente bagnati.
Pastiglia di carta
Presente sui nostri giubbotti Spinlock Deckvest. Ha una scadenza, pertanto anche se non utilizzato dovrà essere sostituito. E’ un sensore che ha avuto un discreto successo negli ultimi anni, resiste molto bene all’umidità.
Sensore idrostatico Hammar
Presente sui nostri giubbotti Plastimo Optisafe. E’ il più tecnologico di tutti. Si attiva solamente quando il sistema di gonfiaggio scende a più di 10 cm sotto la superficie dell’acqua. E’ quindi il sistema più sicuro per gli ambienti molto umidi e quando si lavora sotto la pioggia. Questi sensori sono anche utilizzati per il rilascio automatico di Epirb o di Zattere di salvataggio.