Dopo una dormitona galattica e una colazione abbondante abbiamo già voglia di mollare gli ormeggi e lanciarci alla scoperta di Lampedusa. Sono le 9 del mattino ed il sole è già cocente, vogliamo tuffarci al più presto.
Le condizioni meteo sono buone, ma il SE forza 3, anche se debole, non ci permette di visitare la parte più bella di Lampedusa che è, appunto, esposta a sud e soggetta a risacca. Navighiamo quindi lungo la costa nord, caratterizzata da immense scogliere calcaree, a picco su un mare di un blu intensissimo, numerose grotte dalle forme più bizzarre e dai colori incredibili.
Dopo aver minuziosamente visitato ogni anfratto, ogni piccola caletta, ogni faraglione, troviamo un ormeggio paradisiaco presso la cala di Alaimo Ovest, perfettamente ridossata da SE, tanto che il vento qui diventa una bavetta da N.
Filiamo l’ancora in 11 metri di acqua, su fondo roccioso, in netto contrasto con quanto dichiarato sul 777, fresco di prima edizione. Quest’ultimo, infatti, parla di Alaimo come una baia ridossata sì da SE, ma con fondo sabbioso di circa 8 metri. Invece qui consigliamo assolutamente l’uso del grippiale oltre a prestare attenzione anche alla catena visto che tende ad incattivirsi nei numerosi massi sommersi.
Fra un tuffo e l’altro – mare a 29°- scopriamo di avere una via d’acqua dopo che la pompa di sentina automatica si attiva per troppe volte… la nostra sentina è solitamente asciutta, mentre questa volta troviamo bagnato, acqua salata. Anche la zona in cui abbiamo stivato tutta la riserva di acqua potabile e di latte è umida. Cominciamo a ribaltare la barca e ad asciugare la sentina per scoprire da dove arriva il rigagnolo. Durante queste fasi si spacca un cartone di latte, il liquido bianco se ne va in sentina pure lui e si mischia con l’acquetta già presente. Asciughiamo il tutto.
Scopriamo la perdita, la maledetta pompa a pedale del lavabo della cucina perde da sotto, la parte più assurda e più irraggiungibile. Forse una fascetta, ma la pompa è da smontare completamente. Sul momento la bypassiamo e ci piazziamo un tappo .
Accantonata questa storia, dedichiamo il resto della giornata alle esplorazioni: armiamo il tender e partiamo alla scoperta delle numerose grotte che costellano questo tratto di costa. Andiamo avanti ed indietro come matti per tutto il pomeriggio.
Ritornati a bordo, cominciamo a sentire un certo odore, un misto fra formaggio rancido e pecora. Ci mettiamo pochi minuti per capire che il latte versato in sentina, nonostante asciugatura con spugnone, sotto il sole cocente, è passato velocemente dallo stadio di innocuo liquido bianco a quello di arma biologica di distruzione di massa. Se non vogliamo lasciare una scia di gabbiani morti, dobbiamo ripulire tutto per bene: olio di gomito, acqua e potente sgrassante, sciacquiamo sentina e ogni singola bottiglia dell’acqua dopo aver rimosso accuratamente l’etichetta di carta ormai impregnata della pericolosissima tossina
Verso le 5 un aggiornamento del bollettino meteo prevede l’arrivo di un NW 6 sullo Stretto di Sicilia con il mare che via via aumenta fino ad arrivare a 5. Non siamo pratici della zona e non sappiamo se nelle varie e bellissime rade a sud di Lampedusa sia possibile restare tranquilli all’ancora con 25/30 nodi come, ad esempio, a Cala Rossa a Favignana. Non sappiamo se il mare entra o se il vento acceleri. Optiamo quindi per la prudenza e ritorniamo in Porto.
Per cena ci prepariamo una grigliatona a bordo a base di salsiccia (normale e piccante) e di spiedini, poi Max tenta la sua quotidiana chiacchieratina serale via SSB con Miki. La serata è particolarmente umida, ci attaccano le zanzare: ce ne andiamo a nanna cosparsi di “Off”.